Morte di Rizzuto, all’opera un collegio di consulenti
Sul caso della morte per covid 19 del direttore del parco archeologico della Neapolis, Calogero Rizzuto, i consulenti sono al lavoro per verificare quanto emerso nel corso delle indagini. Il pm Enea Parodi sta attendendo il deposito della consulenza collegiale affidata a esperti e periti a cui è stato affidato l’incarico di verificare se vi siano state responsabilità personali nell’intricata vicenda che il 22 marzo è culminata con il decesso di Rizzuto, dopo diversi giorni di ricovero in terapia intensiva dell’ospedale l’Umberto primo di Siracusa.
L’indagine sulla scomparsa di Rizzuto è stata stralciata rispetto a quella degli altri decessi per covid avvenuti negli ospedali della provincia durante la prima ondata dell’emergenza sanitaria. Le varie inchieste aperte dalla Procura, infatti, è stato deciso di affidarle a un pool di magistrati che hanno così modo di confrontarsi e di eseguire perizie e approfondimenti che i casi richiedono. Per il caso Rizzuto, invece, si sta procedendo su un binario parallelo e il pubblico ministero attende il deposito della perizia per poi decidere se e come procedere con le indagini dopo un’attenta lettura degli atti e delle cartelle cliniche acquisite dagli investigatori della polizia giudiziaria della Procura a cui sono state delegate le indagini. Al momento il fascicolo è contro ignoti e s’indaga per omicidio colposo.
Gli avvocati Giovanni Giuca e Salvatore Trombatore, che assistono i familiari di Rizzuto, attendono fiduciosi l’evoluzione della vicenda, certi di potere ottenere quelle risposte ai numerosi quesiti posti già all’indomani del decesso di Rizzuto. “Ci aspettiamo – dice l’avvocato Giuca – che sia chiarito quello che per noi rimane un mistero, vale a dire, perché ci hanno messo più di dodici giorni per sottoporre il paziente al tampone e scoprire in netto ritardo che fosse affetto da Covid?”. Per avere un quadro completo della vicenda occorre fare un salto indietro fino al 28 febbraio 28 febbraio quando il professore Rizzuto, avendo accusato i primi sintomi a seguito di un incontro con una delegazione di studiosi coreani. Il 9 marzo, su indicazione del proprio medico di famiglia e accompagnato dalla moglie, Rizzuto si era recato a fare il tampone. Da quel momento le sue condizioni sono peggiorate fino al ricovero avvenuto il 12 marzo. Nel frattempo dei tamponi a cui era stato sottoposto nessuna notizia dal Policlinico di Catania.
Nel pomeriggio del 12 marzo, il deputato regionale Emanuele Di Pasquale, amico della famiglia Rizzuto, aveva contattato l’assessore alla Salute, Ruggero Razza che suggeriva che, al di là dell’esito dei tamponi, fosse necessario l’immediato ricovero. Alle 18 del 12 marzo il paziente era stato sottoposto a Tac che aveva dato esito di polmonite grave. Alle 23 dello stesso giorno la moglie comunicava a Di pasquale che al marito stavano somministrando l’ossigeno perché in insufficienza respiratoria. Il 13 marzo, dopo quattro giorni, arriva l’esito di un tampone, con esito positivo ma Rizzuto è già in rianimazione dove vi rimane fino al giorno del suo decesso.