Ex Espesi, dibattito sulla trasformazione in museo della riserva Saline di Priolo
Si rinfocola il dibattito sulla realizzazione di un museo della Riserva Naturale Saline di Priolo attraverso la riqualificazione di alcune strutture del caseggiato ex ESPESI, situata proprio all’ingresso della penisola di Magnisi. Il progetto, curato dal Comune di Priolo, prevede il recupero di alcuni fabbricati connessi ad un impianto produttivo, presente nel territorio comunale dagli anni ’50, da utilizzare per attività gestionali, anche organizzative, ricreative e di educazione ambientale da parte dell’Ente gestore della riserva “Saline di Priolo”.
Del complesso ex “ES.PE.SI.” si propone la ristrutturazione di 4 edifici, quelli di minori dimensioni e più lontani dall’abitato di Thapsos, per la realizzazione di un Museo con piccola portineria, una Sala conferenze, un locale servizi e una piccola foresteria.
Va detto che l’opera di riqualificazione è ampiamente prevista dagli strumenti di pianificazione del territorio, come ad esempio dal PRG del Comune di Priolo Gargallo che per il sito in questione prevede “il recupero generale ed il suo riutilizzo, previa realizzazione di uno o più sistematici interventi edilizi, per trasformare il vecchio complesso industriale a centro studi e ricerche universitarie e di alta specializzazione, ovvero, in alternativa, in attrezzatura culturale, espositiva, museale o similari, completa di aree per lo svago, il ristoro, il tempo libero e quant’altro compatibile con tale destinazione d’uso”.
A seguito di questa prospettiva il Piano Paesaggistico prevede proprio per l’area ESPESI un livello di tutela 1 a differenza delle restanti porzioni di territorio sottoposte a vincolo di tutela 3. L’idea del progetto di un museo in parte della struttura dell’ex ESPESI nasce da una serie di considerazioni fra le quali va ricordato il consumo ZERO di suolo, nonché la posizione baricentrica fra la Riserva Naturale Saline di Priolo e Penisola Magnisi, posizione che potrà solo giovare al rilancio del sito naturalistico/archeologico di Thapsos presente nella su citata penisola.
La Lipu in qualità di Ente gestore della Riserva Saline di Priolo e il Comune di Priolo hanno intercettato un finanziamento europeo, destinato alla valorizzazione e fruizione dei siti Natura 2000 e che non potrebbe essere utilizzato per nessun altro intervento al di fuori di quello programmato.
In una nota Pippo Ansaldi, Saklvatore D’Aquino, Corrado Giuliano, Giovanni Randazzo e Carmelo Iapichino chiedono “la bonifica dei siti dismessi per restituire agli usi legittimi questa parte di territorio, ma al contempo non è possibile fermare ogni attività di valorizzazione del sito, se 20 anni fa la decisione di istituire l’area protetta fosse stata bloccata dalle stesse premesse espresse in questi giorni da coloro che si contrappongono al progetto di riqualificazione e favorevoli alla demolizione, oggi le saline sarebbero ancora una discarica abbandonata a se stessa e non il simbolo del riscatto stesso di quel territorio, 700 metri di oleodotto su pilastri di cemento sarebbero ancora lì con i loro sversamenti periodici, penisola Magnisi non sarebbe un sito Natura 2000, e lo stesso potrebbe dirsi per il lavoro portato avanti dalle amministrazioni comunali che si sono succedute per il rilancio della spiaggia di Priolo”.