Mal’Aria: Siracusa rimedia un 5 in pagella per lo smog
La città di Siracusa ha riportato un voto insufficiente nella pagella di Mal’Aria, il report annuale di Legambiente che stila sia la classifica delle città fuorilegge per avere superato i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili (Pm10) sia la graduatoria delle città che hanno superato il valore medio annuale per le polveri sottili. Una classifica suggerita dalle linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità, che stabilisce in 20 microgrammi per metro cubo (µg/mc) la media annuale per il Pm10 da non superare contro quella di 40 µg/mc della legislazione europea.
Per Legambiente, dunque, il 2020, oltre ad essere stato segnato dalla pandemia ancora in corso, è stato anche contrassegnato dall’emergenza smog e dalla mancanza di misure specifiche per uscire dalla morsa dell’inquinamento. I dati riferiti a Siracusa riportano il superamento lieve di alcuni parametri al punto che in pagella ha riportato un 5. In Sicilia stanno meglio Trapani ceh ha riportato la sufficienza, ed Enna che si erge con un bel sette. Tutte le altre città stanno peggio con Palermo che, addirittura, ha meritato uno zero.
Gli ambientalisti hanno preso in considerazione anche la mancanza di ambizione dei Piani nazionali e regionali e degli Accordi di programma che negli ultimi anni si sono succeduti ma che, nella realtà dei fatti, sono stati puntualmente elusi e aggirati localmente pur di non dover prendere decisioni impopolari insieme al ricorso sistematico della deroga (come nel caso del blocco degli Euro4 nelle città che sarebbe dovuto entrare in vigore dal primo ottobre 2020 e che è stato prima posticipato al gennaio 2021 e poi all’aprile successivo).
E lo dimostrano anche le due procedure di infrazione comminate all’Italia per il mancato rispetto dei limiti normativi previsti della Direttiva europea per il Pm10 e gli ossidi di azoto, a cui si è aggiunta lo scorso novembre una nuova lettera di costituzione in mora da parte della Commissione europea in riferimento alle eccessive concentrazioni di particolato fine (Pm2,5) a cui ora l’Italia dovrà rispondere, essendo state giudicate “non sufficienti” le misure adottate dal nostro Paese per ridurre nel più breve tempo possibile tali criticità.