Società. Invasi da armi e droga: un disastro sociale fuori controllo
L’opinione – Concetto Alota
La città di Siracusa, così come per il resto d’Italia e del mondo intero, è invasa dalla droga. Ancora un’operazione dei Carabinieri nella città di Archimede, che stamane all’alba hanno eseguito 31 misure cautelari a carico di altrettanti presunti appartenenti a un sodalizio criminale. Dalle indagini coordinate dalla Procura, tutti dediti al traffico e allo spaccio di ingenti quantitativi di cocaina, crack, marijuana, hashish e metanfetamine, capace di produrre incassi fino a 25mila euro al giorno, spacciando stupefacenti anche in prossimità di scuole, avvalendosi di minori. Ancor più grave il fatto che ben 17 fiancheggiatori sono risultati indebiti percettori del reddito di cittadinanza. La politica non deve far finta di niente di fronte a tale siffatta grave condizione sociale. Polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno portato a termine negli ultimi 40 giorni circa 10 operazioni alla lotta e al contrasto dello spaccio di stupefacenti. Il governo non può ignorare questa realtà. Occorre un intervento forte e risolutivo per debellare questo sinistro andazzo che colpisce una fetta importante della popolazione e un giro di danaro impressionante oltre ogni immaginazione. Ma, purtroppo, domani saranno in tanti a rimpiazzare gli arrestati per continuare lo spaccio e avvelenare tanti giovani e adulti nel silenzio generale.
Il consumo della droga è una variabile globale che si modella in base alle esigenze e delle necessità individuali. Ma all’origine del traffico insiste la regola del mercato: la domanda, crea l’offerta.
Il mondo dello spaccio al dettaglio di stupefacenti è un sottobosco a doppio taglio: da un lato gli spacciatori considerati fuori dalla società, dai salotti buoni, e chi invece la consuma, i benestante, quelli che fanno un uso continuo di stupefacenti, ma alla fine, sia ricchi che poveri. Nessun differenza tra chi acquista la droga per consumarla e chi invece per rivenderla. Questo è un errore commesso dal legislatore nel voler liberalizzare l’uso, lasciando libera la vendita con l’ipocrita dicitura: “per il solo uso personale”. Siffatta condizione costringe ogni giorno chi è impegnato in prima linea a combattere il malaffare. Questo ha permesso di stilare una sorta di mappa della città, dove emergono alcuni punti attorno a cui ruota buona parte, non certo tutta, la compravendita della droga.
In zone nevralgiche sono ubicate le piazze di spaccio in tutta la città; a volte i pusher sono impegnati a turni avvicendati H24. Vendono di tutto, ma soprattutto hashish, marijuana e cocaina, spartendosi le zone.
Sempre più frequenti le operazioni antidroga da parte delle forze di polizia; fattore facilitato dall’ormai specializzazione di poliziotti, carabinieri e finanzieri, oltre che da nuovi sistemi informatici e tecnologici di primo livello che consentono l’ascolto e l’individuazione seguendo schemi tattici, ma anche, più semplicemente, gli assuntori di droga che diventano ogni giorno sempre più numerosi. Il tutto si svolge in zone prestabilite che cambiano di continuo, o in parcheggi frequentati da cittadini; chi smercia la droga concorda con i rispettivi clienti che arrivano a bordo di auto e moto, mai a piedi, in possesso soltanto della dose richiesta, per poi sparire una volta conclusa la trattativa che, per le dosi superiori, il tuto si svolge in abitazioni private del cliente o del venditore.
Gli stili di consumo della droga emergenti nei giovani segnalano una nuova tendenza nel fenomeno del consumo di stupefacenti, distinguendosi profondamente ed in certi aspetti addirittura gravissimi dalle pratiche di consumo illecito che si sono consolidate negli anni con il dilagare delle tossicodipendenze dalle droghe. Ormai si parla di un “fatturato” di milioni di euro nel mercato delle droga. Uno spazio importante nella società moderna già carica di mille problemi per la normale esistenza legata ai consumi e non più ai vecchi e sani valori della vita.
Ancora più grave la disponibilità di armi. “… il rinvenimento di pistole detenute da un pregiudicato affiliato al clan Bottaro-Attanasio, si segnalano altri ritrovamenti di armi, nella disponibilità di soggetti apparentemente non collegati ad organizzazioni mafiose, ma comunque espressione di una criminalità comune aggressiva”. È quanto riporta la Relazione della Dia al Parlamento del secondo trimestre del 2019, riguardo al possesso e al possibile uso di armi da parte della criminalità organizzata nella provincia di Siracusa. Sempre per quel che riguarda l’utilizzabilità di armi nella Provincia di Siracusa, la Relazione della Dia del 1°semestre del 2019, riporta: “l’arresto di un elemento di spicco del clan Bottaro-Attanasio è stata rinvenuta una pistola a salve modificata e resa offensiva completa di munizionamento. Da citare anche il rintraccio di un soggetto che aveva modificato artigianalmente un ombrello, sostituendo all’asta una canna da fucile”.
Oggi, il possesso delle armi appare ancor più diffuso. La conferma nel numero altissimo di armi, anche di grosso calibro e potenza offensiva, sequestrati a soggetti appartenenti alla malavita organizzata, specie nel comparto del traffico e dello spaccio della droga a più livelli fuori controllo.
Occorre necessariamente distinguere tra il possesso di armi, l’uso e la diffusione tra la malavita organizzata siracusana e il traffico d’armi che non è mai rientrato tra le attività del programma delittuoso dei clan siracusani. Tra le operosità destinate a produrre guadagno, obiettivo principale, se non unico delle associazioni criminali, è la disponibilità di armi con la sola funzione di strumento rispetto alle altre attività delle organizzazioni, e soprattutto la funzione di mantenere il controllo del territorio che costituisce la precondizione della loro operatività criminale.
L’ultimo plateale tentato duplice omicidio a colpi di pistola si è consumato nella pubblica via a Noto ad opera dei “caminanti” e il sequestro copioso di pistole e fucili e a seguire il ritrovamento di armi di ogni tipo.
I rifornimenti di armi della malavita organizzata siracusana si svolge nella maggior parte dei casi a Catania, ma anche in Calabria. Facilmente si trovano Kalashnikov cinesi. Il costo è variabile in base al tipo di arma e dagli anni in tempo in cui è stata prodotta. La armi corte sono le più richieste e il prezzo varia da 500 a 2000 euro. Molto richieste le pistole a salve modificate il cui prezzo oscilla dai 250 alla 500 euro, in base al tipo di modifica ottenuta. Ma sul web insistono dei “book” registrati all’estero consultabili con tanto di foto, marca e prezzo.
Sensazionale la scoperta di potente esplosivo da parte carabinieri della compagnia di Augusta nelle campagne di Melilli. Operazione portata a termine con la collaborazione dei militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia. (foto sotto)
Negli ultimi mesi carabinieri e polizia hanno portato a termine una serie di operazioni con la perquisizioni in alcuni edifici popolari dei vari quartieri della città in cui si annida buona pare della malavita organizzata siracusana, con il sequestro consistente di armi e droga. Preoccupa la disponibilità di armi e la concordia apparente tra gli uomini dei vecchi clan e nuovi gruppi indipendentiIn contrada Gualdara a Lentini sono stati sequestrati dagli uomini della Polizia di Stato, oltre a cocaina pura, armi, munizioni, la somma in contanti di 8.400 euro; un pizzino con l’elenco di armi da guerra e due carte di identità in bianco. Nel sottosuolo del terreno circostante sono stati ritrovati 50 bossoli già esplosi di fucile mitragliatore AK 47, meglio conosciuto come kalashnikov e diverse pistole di vario tipo e calibro.
La scoperta in questi ultimi mesi della disponibilità e il possesso di armi e munizioni da parte degli addetti allo spaccio di droga, preoccupa e tanto. Di solito chi spaccia stupefacenti non ha la necessità di possedere un’arma. Una logica deduzione ci porta a pensare, così come è successo nel passato, che le notizie della possibile scarcerazione dei vecchi boss in carcere con lunghe detenzioni, o all’ergastolo, girate nella scorsa primavera a causa del Covid e la rottura dei deboli equilibri tra gli uomini dei vecchi clan e le nuove leve e il proliferare di “piazze di spaccio” di droga, potrebbe sfociare in un disordinato equilibrio di forza, dalla stessa natura della mafia: eliminare i rivali per aver campo libero, dispiegando logiche che riportano al vecchio sistema che si consumava contro gli avversari.
La Storia si ferma e torna indietro.
Già nel passato la provincia di Siracusa è passata da zona tranquilla, considerata addirittura “babba”, a pericolosa alla pari con le altre zone ad alto rischio mafioso della Sicilia. Continua e costante lotta anticrimine di polizia, carabinieri e guardia di finanza con arresti e sequestri di droga e armi, compreso gli ultimi blitz contro i clan e i gruppi malavitosi siracusani, eseguito dalle forze di polizia e coordinate dalla Dda di Catania. Operazione che ha fatto scattare l’esecuzione di una serie di provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti di soggetti accusati a vario titolo dei reati di associazione a delinquere. Traffico di droga, piccoli estorsioni, porto e detenzione illegale di armi, insieme ai continui fatti di cronaca nera e giudiziaria che ogni giorno ci deliziano con arresti, blitz per traffico di droga, furti, estorsioni e tanti altri reati contro la legalità che allarma la popolazione.
E mentre l’analisi di come i fenomeni di criminalità organizzata si sono evoluti nel quadro delittuoso fortemente anche nel territorio siracusano, l’attuale rapporto di forza stenta a conformarsi per vivere nella speranza che si possa trattare di una fugace condizione concomitante e non di una radicalizzazione del malaffare. Si scopre all’improvviso la ripresa dell’attività delittuosa e la conferma che i vecchi clan e i gruppi indipendenti malavitosi si sono riorganizzati. Operosità che si può definire “sommersa” o “invisibile”; non fosse altro perché non ci sono notizie certe su tutte le altre attività svolte dagli uomini dei clan e dei gruppi autonomi che si sono riordinati. Oggi ci sono i giovanissimi aspiranti mafiosi che studiano la storia della mafia, i comportamenti e il modus operanti dei collaborati di giustizia. Manovali e gregari selezionati con cura specie nel traffico della droga in grande stile e oltre ogni immaginazione in una sorta di controllo del territorio.
La ripresa dell’approccio tradizionale dei vecchi clan mafiosi e dei nuovi gruppi indipendenti con la società liquida con l’economia sommersa, segnala che sta cambiando qualcosa. La qualità organizzativa della malavita siracusana è oggi strutturata e ben organizzata; le tecnologie sono in uso continuo e diffuso: videocamere, radiotrasmittenti, vedette e sistemi nuovi di trasporto nello spaccio della droga. In odore di mafia, si trovano anche tante tracce all’interno della pubblica amministrazione. Uomini delle istituzioni entrati in connubio con pezzi della malavita organizzata. Positivo il fatto che le forze dell’ordine sono in piene attività in maniera perpetua, simile ad una catena di montaggio, con inchieste che si chiudono e si aprono in continuazione a pieno ritmo, con arresti, sequestro di droga e armi.
Si registra già da tempo una presa di distanza generalizzata rispetto alle scelte delle precedenti generazioni. La cultura giovanile non si connota più in termini antitetici e contraddittori nei giovani rispetto alla cultura degli adulti; continua a circolare droga ma con modalità differenti rispetto al recente passato. Le nuove droghe veicolano modelli di socialità diffusa simbolicamente opposti rispetto ai tossicodipendenti. Il loro consumo si concentra in spazi e tempi del fine settimana, nelle discoteche, droga party illegali, in paradossale in sintonia con ritmi, tempi e modalità di consumo della società moderna che si svuota dagli alti valori della vita. Tuttavia le ideologie ed i valori sottesi a tali comportamenti restano a tutt’oggi un universo ancora sconosciuto per le scienze sociali.