Augusta, sostenne una società gradita alla mafia: finanziere nei guai
Un sottufficiale della Guardia di Finanza, in servizio nella compagnia di Augusta, è stato raggiunto dell’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Sipario” eseguita dai finanzieri di Catania. Si tratta del vicebrigadiere Mauro Massari che è anche vice presidente della Sesta Circoscrizione del Comune di Catania.
Secondo l’accusa, avrebbe stretto un “patto elettorale” con Orazio Buda, ritenuto esponente di peso del clan Cappello-Carateddi, per ottenere sostegno in occasione delle amministrative del 2018 a Catania. Il sottufficiale risultò eletto con più di 960 preferenze e, secondo la Dda della Procura di Catania, in cambio, approfittando “dei poteri connessi alla funzione esercitata” avrebbe assicurato sostegno alla richiesta di Buda per ottenere, tramite una società a lui gradita, “un subappalto da 6 mln di euro al Porto di Augusta per la demolizione di una piattaforma ferrosa”. Secondo quanto emerso durante le indagini, un piccolo imprenditore concorrente sarebbe stato danneggiato “attraverso l’utilizzo dei poteri connessi alla funzione esercitata” dal vicebrigadiere.
Nell’operazione Sipario della Guardia di Finanza di Catania sono state coinvolte 7 persone e le infiltrazioni nel tessuto economico della città del clan Cappello. Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia – e affidate ai militari del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Catania che su delega del Gip hanno dato esecuzione a un’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari di Catania nei confronti di 22 soggetti, indagati, a vario titolo, per associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, corruzione, falso in atto pubblico, trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio, corruzione elettorale, intralcio alla giustizia aggravato dal metodo mafioso.
È stato inoltre disposto il sequestro preventivo dell’intero patrimonio di tre società aventi sede a Catania, operanti nella gestione di noti bar e ristoranti nel centro della città, per un valore di circa 5 milioni di euro.
Le indagini condotte dalle unità specializzate del GICO di Catania, hanno consentito di monitorare l’attività di Orazio Buda particolarmente legato al gruppo di Privitera Orazio, esponente di vertice del clan Cappello/Carateddi. Per il clan, Buda si è tra l’altro costantemente impegnato nel reimpiego del denaro provento di delitti in attività commerciali affermate sul territorio e fittiziamente intestate a soggetti terzi al fine di schermare la riconducibilità.
Le indagini hanno permesso di accertare come Buda abbia porato a compimennto numerosissime estorsioni a privati cittadini, imprenditori catanesi operanti nei settori dei trasporti e nei confronti di un noto e premiato pittore siciliano, dal quale Buda pretendeva opere e quadri che poi regalava a pubblici funzionari per tessere rapporti relazionali utili alle attività illecite; altre opere, sempre estorte, erano invece state destinate ad arredare alcuni degli esercizi commerciali riconducibili allo stesso Buda.
Buda si è reso responsabile di ulteriori condotte di corruzione elettorale con altri esponenti politici locali. Le indagini hanno inoltre fatto emergere il coinvolgimento di altri pubblici ufficiali e, nel dettaglio, di tre appartenenti alla Polizia Municipale di Catania, Giuseppe Longhitano, Attilio Topazio e Francesco Campisi, i quali avrebbero redatto false relazioni di servizio finalizzate a garantire la sussistenza dei requisiti richiesti dalla normativa di settore per garantire l’assegnazione di alloggi popolari da parte dell’IACP in favore di stretti congiunti del Buda.