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Castello Maniace e le colonne ammalorate, Giansiracusa: “Il rimedio c’è”

Dopo il parco archeologico della Neapolis e il museo Paolo Orsi, ha riaperto ai visitatori anche il castello Maniace. Un monumento di primissimo piano che arricchisce Ortigia già carica dei suoi tesori. In quel luogo dal sapore federiciano, sono state programmate, per la prossima estate, mostre di artisti di rilevanza mondiale. Il castello si presenta in tutto il suo imponente profilo, costruito per essere il baluardo a difesa del porto grande e della città di Siracusa. Farà sfoggio di sé tra pregi ma anche tra i difetti. Uno di questi è stato evidenziato dal professore Paolo Giansiracusa, che, postando un messaggio e due foto sul suo profilo social, ha posto l’attenzione sull’ammaloramento delle colonne della sala principale del castello.

Mi vergogno maledettamente – scrive Giansiracusa – Hanno resistito a due terremoti disastrosi, a una esplosione, a guerre, incendi… e adesso non si sa come farle stare in piedi. Sicché ad ogni piè sospinto viene aggiunto un anello di ferro. Qualcuno sta foderando con metallo arrugginito le colonne sveve. Possibile che nessuno abbia capito quali sono le cause delle lesioni? Queste bisogna rimuovere, le cause del danno”.

Le colonne sono realizzate in calcare bianco di Siracusa. Probabilmente proveniente dallo stesso sito. Dal canale di separazione da Ortigia che ha tutta l’aria di essere una antica latomia. Non sarebbe un problema realizzarle di sana pianta e sostituirle non essendo manufatti scolpiti, intarsiati o altro? Bisogna, innanzitutto, andare all’origine del danno. E cioè al sovraccarico della copertura dove insiste ancora il faro di avvistamento. Credo che abbia un peso esorbitante”.

Il professore Giansiracusa suggerisce un possibile rimedio: “Si deve togliere il sovraccarico sopra le colonne. Spessore di materiali derivanti da stratificazioni avvenute nel tempo quando il castello aveva imponenti muri di partizione rimossi alla leggera oltre trenta anni fa. Eppure in quei muri c’erano arcate ogivali. Nessuno ebbe il sospetto che potessero avere funzione strutturale”.

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