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Siracusa. Intimidazioni: oltre all’estorsione, spuntano droga e prostituzione

L’intervento – di Concetto Alota

Lo spaccio di sostanze stupefacenti, l’estorsione, il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione, insistono in maniera copiosa nell’attuale scenario malavitoso siracusano. Le minacce e l’uso del fuoco contro chi si ribella o commette uno sgarro, è silente. Insiste nel contesto la forte crisi economica causata dal Covid che ha costretto tante donne oneste madre di famiglia a prostituirsi, volenti o dolenti, così come a tanti uomini inventarsi nuovi lavori.

Aleggia il sospetto che potrebbero esserci dei collegamenti diretti tra gli attentai incendiari delle scorse settimane e alcuni fatti, non del tutto svelati, ma legati certamente alle tematiche del mondo sommerso del mestiere più antico del mondo, oltre all’estorsione ovviamente, di chi intende sfruttare la prostituzione, da sempre un settore fiorente. Basta la semplice negazione per far scattare la ritorsione.     

Una pratica diffusa anche tra le giovanissime donne, ventenne, trentenne, quarantenne, ma anche cinquantenne scaricate dal mondo del lavoro e costrette a prostituirsi a causa del Covid.

Nella realtà, sono pochi i posti di lavoro remunerati con stipendi proporzionati all’impegno; nella maggior parte dei casi si tratta di compensi di fame di circa 600 o 700 al mese. Ed ecco che giocoforza molte donne hanno preferito, a malincuore, scegliere di guadagnare attraverso il sesso a pagamento, settore da sempre attivo e fruttuoso.

Per il contesto della crisi provocata dal Covid e il forte incremento della prostituzione hanno fatto scattare equilibri inediti, specie nell’ambito dei “cani sciolti” della malavita che prendono di mira chi è costretta a prostituirsi, magari di loro conoscenza, chiedendogli il pizzo. Al diniego, totale o parziale, scatta l’avvertimento con attentati e o minacce dirette. Un’attività in forte incremento, in cui girano montagne di soldi. Insiste poi l’altra faccia della stessa medaglia: soldi e corna non vanno di pari passo. Ed ecco che ci sono casi in cui il marito o il convivente ignari scoprono per caso le corna per far scattare in molto casi, il divorzio o la vendetta.

La Legge Merlin regola dal 1958 la prostituzione in Italia; in sé non è considerata reato, a differenza dello sfruttamento, dell’induzione e del favoreggiamento. Lo sfruttamento, all’opposto, è il reato commesso da chi approfitta dei proventi dell’attività di prostituzione di terzied è condannato dall’articolo 3 della legge n.75/58.

In tema di corna e prostituzione, nel pensiero ispirato dal panorama sociale moderno, assume nel pensiero profondo di buona parte degli esseri umani, una costruzione sociale soggetta a definizioni della scelta individuale legittimità, quanto delle sue conseguenze dirette ad una pratica, o condotta di vita che dir si voglia, messa in opera da persone che partecipano alla pratica della prostituzione, così come ad altre scelte sociali. È la moderna società democratica in crisi che si regola, paradossalmente, anche con il sesso.  

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