Morti per Covid: scattano le prime archiviazioni delle inchieste
Si assottiglia il numero dei procedimenti penali avviati a seguito delle denunce sporte, a vario titolo, da pazienti o da familiari di vittime di casi di covid. La Procura aretusea sta vagliando, uno per uno, l’enorme mole di denunce trasmesse alle forze dell’ordine o al quinto livello del palazzo di giustizia, a carico di medici in servizio nei covid hospital della provincia. Si tratta dei casi di morti avvenute lo scorso anno, tra marzo e aprile, in un periodo in cui si cominciavano a registrare i primi casi di contagio non solo nel nostro territorio. Inevitabile, quindi, la confusione nel trattamento dei pazienti affetti dal virus, l’impreparazione generale nell’accogliere i ricoverati positivi al covid che entravano in contatto con personale sanitario ed altri pazienti, provocando focolai pericolosi nei luoghi di cura e nei reparti, alcuni dei quali sono stati chiusi per la sanificazione, o, addirittura, trasferiti. Anche l’approccio terapeutico era, per certi versi, approssimativo con protocolli che mutavano nel giro di pochi giorni e, comunque, non prima di avere provocato conseguenze estreme in alcuni ricoverati.
Il pool di magistrati, composto dai sostituti procuratori Andrea Palmieri, Gaetano Bono ed Enea Parodi, voluto dal procuratore capo Sabrina Gambino, ha cominciato a richiedere l’archiviazione anche all’esito delle consulenze medico-legale, disposte per diversi casi emersi a seguito di numerosi esposti depositati in Procura. Gli inquirenti hanno riscontrato per alcune vicende l’infondatezza della denuncia o l’assoluta genericità del caso. Per diversi fascicoli, peraltro, i magistrati hanno dovuto tenere in considerazione il mutamento del quadro normativo a cominciare dal cosiddetto scudo penale (o meglio, immunità penale) , entrato in vigore nel mese di giugno, per il personale sanitario, che ha dovuto affrontare diagnosi e cura di migliaia di malati facendo i conti con scarse conoscenze, mezzi e terapie talvolta inadeguati e dovendo spesso scegliere a chi dare priorità. Allo stato, è punibile solo il dolo e la colpa grave. Con l’introduzione della legge si è ampliato l’ambito della causa di non punibilità, già prevista per i vaccinatori, a tutti gli esercenti professioni sanitarie (con finalità preventiva, diagnostica, terapeutica, palliativa, riabilitativa o di medicina legale).