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Siracusa, processo sparizione schede regionali 2012 e i tanti personaggi in cerca d’autore

Il fatto – a cura di Concetto Alota –

Volendo forzare anche di poco il segreto della cronaca sulla vicenda giudiziaria nata nello scenario politico per il rinnovo parziale delle regionali che si trascina dal 2012, durante la ricerca della verità appare ancora una volta la potenza del potere temporale con tutta la sua autorevolezza; ma, per fortuna, la Giustizia a volte frena errori e omissioni. Vicenda che ha coinvolto a vario titolo noti personaggi di lungo corso della politica siracusana. Il pensiero corre veloce verso i deboli della società che, spesse volte, finiscono al confronto con i potenti.

Una vicenda che si è conclusa dopo quasi quattro ore di camera di consiglio; il giudice monocratico Salvatore Cavallaro ha emesso sentenza di condanna a otto mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, a carico di Cosimo Russo, l’operatore giudiziario imputato perché «in tutto o in parte distruggeva, sopprimeva o occultava atti e documenti pubblici facenti parte del compendio inerente alle elezioni per il rinnovo dell’assemblea regionale, custoditi presso la cancelleria del tribunale di Siracusa». Accuse che l’imputato ha sempre rigettato, dichiarandosi innocente. Il giudice ha accolto solo in parte le richieste del pubblico ministero Andrea Palmieri che aveva sollecitato la condanna dell’imputato a un anno e due mesi di reclusione. 

L’avvocato Antonio Lo Iacono, che difende l’imputato, dopo il rigetto della richiesta di risarcimento dei danni nei confronti delle parti civili costituite, gli ex parlamentari regionali Pippo Gennuso, Pippo Gianni, Enzo Vinciullo e Bruno Marziano oltre che di Salvatore Midolo, si è dichiarato parzialmente soddisfatto, ma sicuramente ricorrerà in appello.

Sintesi della cronaca riportata dal quotidiano La Sicilia oggi in edicola

Il sindaco di Priolo Gianni, aveva ottenuto un risarcimento di mezzo milione di euro a carico di Russo, e la difesa dell’imputato ha annunciato la richiesta di restituzione di quanto fino ad oggi corrisposto dal suo assistito. 

Il giudice Cavallaro ha accolto, invece, la richiesta di risarcimento dei danni proposta dall’avvocato Maimone in difesa dell’assessorato regionale agli Enti Locali, l’unico titolato, secondo il giudice, a ottenere la restituzione della somma di 119mila 426 euro per le spese sostenute per allestire i nove seggi elettorali tra i comuni di Rosolini e di Pachino, dove nell’ottobre del 2014 sono state ripetute le operazioni di voto. Ma anche in questa direzione la difesa di Russo sicuramente chiederà la revisione della condanna.

La vicenda, che fece scalpore per il coinvolgimento di tanti personaggi, risale alle elezioni regionali dell’ottobre 2012 quando Pippo Gennuso era stato eletto all’Ars nella lista del Mpa. Pippo Gianni, primo dei non eletti, ha fatto ricorso, contestando l’attribuzione di voti in più all’avversario politico. Ricorso accolto e seggio attribuito a Gianni. Ma la battaglia legale era appena iniziata, perché Gennuso ha ottenuto in via amministrativa un nuovo conteggio delle schede elettorale. Gennuso ha presentato denuncia di irregolarità emerse in alcuni verbali per la quale era stata disposta una verificazione, che non si è potuta svolgere perché il presidente del tribunale di Siracusa aveva comunicato l’impossibilità di potere consegnare le buste richieste stante la loro “irrimediabile perdita in conseguenza di un allagamento verificatosi il 20 novembre 2013 nei locali adibiti ad archivio del Tribunale, ove le stesse erano custodite”.  

Il 5 febbraio 2014 il Consiglio di giustizia amministrativa, accogliendo il ricorso dell’ex deputato regionale autonomista, aveva evidenziato l’impossibilità di procedere ad un nuovo calcolo dei voti perché una parte delle schede mancavano o perché erano state distrutte o perché sparite. La rinnovazione delle elezioni, come disposto dal Cga, ha visto l’affermazione Pippo Gennuso, candidato del Mpa, su Pippo Gianni, candidato di Cantiere Popolare. Dalle indagini è emerso che quella sentenza sarebbe stata pilotata dal presidente Raffaele Maria De Lipsis, che nel luglio del 2019 ha patteggiato la pena a 2 anni e mezzo per corruzione in atti giudiziari.

Ma chi fece sparire quelle schede dal tribunale di Siracusa? Mediate.

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