Viaggio nel rifugio di Noto fra randagi in attesa di essere adottati
“Se guardi negli occhi il tuo cane, come puoi ancora dubitare che non abbia un’anima?“, la frase di Victor Hugo si fa largo nei pensieri mentre decine di musetti si affannano a ricevere una carezza, una piccola attenzione. Siamo al rifugio comunale “Giusi Blando” di Noto che da poche settimane ha cambiato gestione essendo stato affidata, dalla nuova Amministrazione Figura insediatasi in ottobre, all’associazione “Amici di Snoopy” per sei mesi. L’associazione è presieduta da Amalia Lo Giudice, vice presidente Paola Russo, segretaria Angela Raudino, tesoriere Mimmo Malandrino e consigliere Antonio La Rosa; diversi i volontari che si alternano in struttura provvedendo a tutti i bisogni ed anche a qualche svago degli ospiti a quattro zampe. Il Rifugio potrebbe ospitare massimo 23 cani ed invece ce ne sono 33, e già questa la dice lunga sul primissimo impatto avuto che, giocoforza, ha dovuto subito far comprendere alla nuova gestione le dinamiche degli animali. Nelle sue fila l’associazione ha volontari che si sono subiti messi al servizio delle necessità e dei bisogni innanzitutto dei quadrupedi.
Il problema del randagismo nella città Capitale del Barocco non è da sottovalutare, anzi è sempre stato uno dei crucci per tutte le Amministrazioni che si sono susseguite a Palazzo Ducezio, ma se non partiamo dalla considerazione che all’origine del problema c’è sempre l’uomo, non lo si affronta con la dovuta e necessaria lucidità. Da anni, infatti, si è cercato di sterilizzare quanti più randagi possibile, ma nel contempo non si è riusciti ad arginare il tristissimo ed incivile fenomeno dell’abbandono dei cani (cuccioli e non) che alimenta in maniera indiscriminata ed incontrollata quello proprio del randagismo nelle nostre vie, nelle piazze e nelle periferie.
Come si combatte l’inciviltà? (E questo potrebbe valere per tutti i temi) Con l’educazione, con la sensibilizzazione, con la formazione delle coscienze che deve avvenire partendo dai più piccoli. La mission di quest’associazione, è la sensibilizzazione anche aprendo le porte del rifugio per far adottare i cani o per consentire loro di fare una passeggiata o ricevere delle coccole. Il Rifugio, va detto, non è certo un canile ma un posto dove i randagi vengono temporaneamente ospitati per la microchippatura e le cure, nel qual caso fossero incidentati o ammalati, dopo eventuale segnalazione di presenza nel territorio; l’assistenza sanitaria è responsabilità dell’Asp ma è poi l’Associazione che deve occuparsi della tutela, della cura, della pulizia dei box e di tutto il rifugio, e del vitto ( pensate che al momento sono necessari circa sette sacchi da 20 kg ogni cinque giorni, n.d.r.).
Resta preponderante la questione adozioni per dare un futuro dignitoso ai cani ospiti. In caso contrario, dopo queste prime cure, vengono condotti ai canili di Augusta e Regalbuto, convenzionati con il Comune di Noto, e che costano fior di quattrini, ma che soprattutto non riservano certo una bella prospettiva. E chi ama gli animali, siamo certi, sarà d’accordo con noi! Tornando al fenomeno randagismo e fatte queste riflessioni, si comprende come i fronti su cui operare sono diversi: ferreo controllo contro gli abbandoni ( verificando se i cani di proprietà hanno tutti il microchip che di fatto impedisce l’allontanamento dalle loro case); sterilizzazione dei randagi, soprattutto delle femmine; interventi nelle scuole per formare le coscienze dei futuri adulti; adozioni. Ecco quindi che chiunque volesse aiutare l’Associazione, ma soprattutto gli ospiti a quattro zampe del rifugio con un vero atto d’amore può farlo in qualsiasi momento; tutte le mattine i volontari, a turno, sono nella struttura che, ricordiamo, è solo un alloggio temporaneo per queste povere creature. E come disse Arthur Schopenhauer: “Chi non ha avuto un cane non sa cosa significhi essere amato”. Basta fare un giro al Rifugio Giusi Blando, poco fuori il centro abitato lungo la strada provinciale per Rosolini, e mai frase potrà divenire realtà!
Emanuela Volcan