Sanzioni contro la Russia, appello di Cafeo: “Non boicottate la Lukoil di Priolo”
Rilanciando un appello del presidente degli industriali siracusani, preoccupato per gli effetti delle sanzioni, il parlamentare regionale della lega, Cafeo ha scritto una lettera al presidente della repubblica, Sergio Mattarella, e al presidente del consiglio, Draghi, perché si evitino attività ostruzionistiche a danno della Lukoil e, in particolare, della raffineria operativa nel polo petrolchimico siracusano.
L’intervento del parlamentare regionale fa seguito alle difficoltà incontrate dall’azienda italiana, proprietaria delle raffinerie Isab con partecipazione russa, a cui imprese fornitrici, tra cui controllate dallo Stato, hanno negato servizi e ricambi. La richiesta di intervento è anche per il governatore Musumeci, per sensibilizzare le aziende fornitrici ad interrompere l’ostruzionismo nei confronti del gruppo riconducibile a Lukoil, non interessato alle sanzioni decise dell’Unione europea.
Cafeo ricorda l’intervento del Governo nazionale in un caso analogo. “Erano i tempi della crisi in Libia nel 2011 – dice il parlamentare regionale della Lega, Giovanni Cafeo – e la Tamoil subì gli stessi ostacoli adesso perpetrati ai danni di Lukoil ma in quell’occasione fu determinante la presa di posizione del Governo nazionale che ne determinò la sospensione”.
“Le nostre massime istituzioni – argomenta l’On. Giovanni Cafeo – devono intervenire immediatamente e chiarire che le raffinerie Isab sono gestite da un’azienda italiana, vittima di un ostruzionismo incomprensibile che rischia di incidere sulla sicurezza e sul futuro della stessa impresa. Occorre ribadire, con vigore, che questi boicottaggi vanno fermati immediatamente. Non fornire un ricambio necessario all’impianto, vuol dire compromettere l’incolumità di chi lavora nello stabilimento, senza contare le ripercussioni economiche, perché ostacolare l’attività significherebbe mettere in condizioni il gruppo di lasciare il territorio con ricadute drammatiche sotto l’aspetto economico, sociale ed occupazionale”.
Isab raffina il 46 per cento di carburante distribuito in Sicilia per non contare gli incassi dello Stato italiano dalle tasse versate dal gruppo. Un solo dato: dal 2008 al 2020 circa 5,3 miliardi di euro. Oltre all’azienda, i lavoratori sono siciliani, per cui colpire l’impresa, con ostruzionismi illegittimi, significa colpire il territorio e l’intero indotto; tra lavoratori diretti e dell’indotto la zona industriale impiega 7 mila persone”.