Vicenda Ias, Scarinci: “Responsabilità politiche”
Era prevedibile che all’indomani del sequestro degli impianti di IAS si sarebbe scatenato un inferno di prese di posizione, è però il caso di chiarire alcune cose
Gli impianti come il depuratore di IAS sono soggetti a rilascio di AIA dal 2006 con l’avvento del codice unico ambientale, ovvero la 152/06 quindi da ben 16 anni fa, di conseguenza il provvedimento della procura appare più che legittimo, nei fatti se qualunque impianto di proprietà privata avesse operato per un solo giorno senza l’AIA, lo stesso sarebbe stato raggiunto da un provvedimento analogo ma in tempi molto più brevi. Le avvisaglie di quello che è successo ieri si sono riscontrate dierse volte negli ultimi anni, ricordo infatti che il depuratore è stato già oggetto di un provvedimento della procura che alla fine aveva imposto delle prescrizioni che se ottemperate per tempo avrebbero scongiurato il sequestro di ieri.
E’ inutile oggi che i rappresentanti politici ricerchino responsabilità in ogni dove perché la verità è semplice e su questa vicenda purtroppo la realtà è che la politica ci ha dormito sopra pensando che non si arrivasse al blocco dell’impianto.
La Regione e le Istituzioni locali hanno avuto tutto il tempo di sistemare le cose ed è assurdo essere arrivati al punto in cui la magistratura di fatto si è dovuta sostituire agli enti che non hanno fatto il loro dovere fornendo l’IAS di una adeguata autorizzazione che avrebbe evitato tutto questo.
Oggi la primaria esigenza è quella di tutelare i posti di lavoro dei dipendenti che rischiano seriamente in quanto la mancanza degli introiti da parte degli industriali farà mancare la stragrande maggioranza dei soldi che incassa IAS e le poche decine di migliaia di euro che il depuratore incassa dai comuni di Priolo e Melilli non riusciranno mai a coprire le spese del personale e correnti dell’IAS.
E’ però il caso di evidenziare una cosa, IAS è un impianto di trattamento di seconda categoria e questo aspetto gli consente di STABILIRE le concentrazioni degli inquinanti in ingresso al depuratore, chiaramente si può disquisire sull’enormità o meno di queste concentrazioni che però rimangono a discrezione del gestore dell’impianto, altro aspetto importante è che dalle notizie stampa si apprendono le quantità assolute in tonnellate/anno di inquinanti e non le loro concentrazioni, 77 tonn all’anno devono essere divise sulla quantità di acqua che IAS carica a mare ed è quello il dato più importante, purtroppo questi due aspetti se discussi per tempo e inquadrati all’interno di una autorizzazione sarebbero state le garanzie per il funzionamento regolare dell’impianto ma il fatto che manchi proprio l’autorizzazione rende oggi ininfluenti questi fattori sul procedimento della procura. E’ proprio questo il motivo per il quale condanno la politica perché se si fossero presi L’ONERE di occuparsi di inserire queste cose in una autorizzazione oggi non ci troveremmo a parlare di questo e la procura non avrebbe dovuto sostituirsi a loro.
La soluzione? Secondo me la strada più veloce per risolvere la questione passa dall’immediato intervento del Ministero su questa vicenda perché il Ministero è l’Ente che ha rilasciato le AIA a tutte le aziende che operano nel polo e di conseguenza ha la padronanza del quadro complessivo della situazione, soltanto il Ministero può intervenire celermente considerato che è lui che determina tutti i limiti degli scarichi degli impianti e potrebbe mettere in campo un sistema che intanto garantisca la verifica continua e costante dei dati di concentrazione dello scarico a mare di IAS e nello stesso tempo avvii immediatamente e di concerto con la Regione la procedura di rilascio dell’AIA, non vedo altre possibili soluzioni.
f.to Beniamino Scarinci responsabile provinciale mondi produttivi per Fratelli D’Italia