Recano (Fiom): “Ripristinare l’area Yard di Marina di Melilli”
“Il sequestro del depuratore consortile IAS, di Siracusa, insieme alla crisi generata dalla guerra, rende evidente la debolezza strutturale di un Petrolchimico ormai irriformabile che rischia inesorabilmente di implodere. Fermare il conferimento dei reflui, significherebbe fermare tutto il petrolchimico con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro”. Lo sostiene Antonio Recano, segretario della Fiom, che insiste sulla necessità di trovare soluzioni tecniche che permettano la continuità produttiva del petrochimico.
Per Recano “realizzare la transizione energetica in un territorio dove si è generato negli anni una profonda frattura tra industria e territorio, può risultare non semplice e dolorosa in termini sociali e ambientali. Un tema di cui il Governo e la politica dovrebbero farsi carico, con la consapevolezza che la vera questione non è gestire gli effetti della crisi con l’istituzione di un’area di crisi complessa ma occorre sottoscrivere un accordo di programma vero che preveda investimenti e progetti per la riqualificazione e il rilancio sostenibile del petrolchimico”.
I metalmeccanici in mezzo secolo hanno dimostrato di avere le competenze necessarie: nella cosiddetta “Area Yard” di Marina di Melilli sono passate aziende come Bonardi, Belleli, Fantuzzi e fino al 2010 la Siteco, azienda che occupava circa 600 lavoratori, ha prodotto pale eoliche; nelle aree attrezzate di Punta Cugno negli anni 80’ il consorzio Italoffshore (Gecomeccanica, Iritecna, Itin, Saldomeccanica) che occupava circa 3000 lavoratori, costruiva piattaforme petrolifere. “Queste aree – spiega Recano – in stato di abbandono, potrebbero essere bonificate e riconvertite per sviluppare progetti e utilizzando il know-how acquisito dalle maestranze realizzare un polo metalmeccanico moderno e sostenibile, capace di dare lavoro migliaia di metalmeccanici. I metalmeccanici chiedono al Governo di rimettere al centro il lavoro e i lavoratori guardando al futuro del territorio in una prospettiva di diversificazione ed integrazione delle attuali produzioni uscendo dalla “monocultura industriale” che ha caratterizzato il territorio in questi 70 anni, liberando nuove potenzialità lontano dal settore petrolchimico provando a sviluppare ambiziosi progetti di bonifica e sulle energie rinnovabili intestandosi una battaglia che non può avere come unico obiettivo quello di garantire un po’ di ammortizzatori sociali, ma quello di rilanciare l’occupazione per conquistare un futuro di sviluppo economico e sociale”.