Priolo – Zona industriale, CGIL: emendamento salva Isab
L’ emendamento cosiddetto salva ISAB, di cui apprendiamo dalla stampa in questi giorni, presentato dall’ On. Prestigiacomo, introduce un elemento di prudente apertura rispetto ad uno scenario industriale estremamente complesso che caratterizza il nostro territorio nell’attesa di scelte politiche che impattano profondamente sull’intera area industriale e che suscitano tanta apprensione e preoccupazione fra le diverse migliaia di lavoratori e lavoratrici coinvolti. Tuttavia, è inusuale e del tutto singolare che la semplice richiesta di attivare un tavolo interministeriale di confronto, finalizzato alla ricerca di soluzioni praticabili, debba passare attraverso un emendamento approvato addirittura dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati come se il diritto di un territorio ( meridionale) ad una interlocuzione con il Governo nazionale su un tema strategico di tale rilevanza debba essere conquistato addirittura da un’intera Commissione parlamentare. Ma tant’è. Adesso, si tratta di darne attuazione nel più breve tempo possibile ( operazione non proprio agevole per gli step successivi che dovrà ancora superare) dal momento che, come è noto, lo scorrere dei giorni non è una variabile indipendente ma, al contrario, è un elemento drammaticamente contingentato. E drammaticamente contingentato è il tempo che ci rimane per affrontare alla Presidenza del Consiglio i fondamentali dell’intera questione industriale del nostro Polo nell’ambito di una visione comune e di prospettiva futura ecocompatibile per l’intera area. Da mesi chiediamo di sapere quali scelte di politica industriale intende mettere in campo il Governo per il nostro insediamento petrolchimico, quale ruolo intende giocare l’Eni, il più importante player di Stato fino ad oggi autentico convitato di pietra, in che modo il Governo intende affrontare la rigenerazione industriale nella direzione della decarbonizzazione, del risanamento ambientale, delle bonifiche e del riutilizzo dei luoghi, chi fa che cosa e con quali risorse, pubbliche e private, temi indispensabili per affrontare un cronoprogramma di trasformazione nella direzione di un ecosistema industriale moderno, compatibile e tecnologicamente avanzato all’interno di un credibile piano di rivoluzione industriale. Interrogativi lasciati ancora insoluti dal Governo che alimentano tensioni sociali, incertezze occupazionali e sfiducia nel futuro. Per queste ragioni abbiamo mobilitato i lavoratori, le istituzioni e il territorio e continueremo a farlo fino al raggiungimento dell’obiettivo. Lo abbiamo fatto il 10 giugno scorso con una grande e partecipata manifestazione nell’area industriale e, in assenza di risposte convincenti dalla politica e dal Governo, intensificheremo e allargheremo le alleanze e la protesta cittadina nelle prossime settimane.