L’assemblea Ati ha deciso: una società mista per la gestione servizio idrico
L’assemblea dell’Ati idrico ha votato quasi all’unanimità dei presenti per l’adozione della società mista con cui gestire il servizio idrico integrato.
La decisione modifica la delibera adottata due anni fa con la quale era stato deciso di procedere alla creazione di un’azienda speciale consortile, dunque interamente pubblica. La proposta della società mista è stata approvata all’unanimità dei presenti (14 comuni su 19 interessati pari al 82,59 delle quote dell’ambito). I comuni manterranno la maggioranza delle quote e la proprietà degli impianti e delle reti lasciando alla costituenda società mista la gestione del sistema idrico.
«Si tratta di un deciso e coraggioso cambio di indirizzo – commenta il sindaco Italia – confortato anche dalla recente riunione avuta con l’assessore regionale Roberto Di Mauro e scaturito dalle mutate condizioni finanziarie, purtroppo in peggio, dei comuni a causa dei costi energetici e dell’inflazione. La scelta della società mista resta, comunque, coerente al principio sulla base del quale la proprietà degli impianti e dei depuratori resta pienamente pubblica; potremo accedere ai finanziamenti del Pnrr per i necessari investimenti sugli impianti e sulle reti ed eviteremo di anticipare somme, provando a scongiurare il commissariamento alla luce della norma nazionale».
La decisione è stata assunta ieri nel corso della programmata assemblea dell’Ati in cui, all’ordine del giorno, non era prevista la discussione sullo specifico argomento. Di questo si è doluto il sindaco di Palazzolo Acreide, Salvatore Gallo, che ha deciso di abbandonare i lavori. “Ho contestato – dice Gallo – l’assenza dello specifico ordine del giorno. Un argomento così importante ha bisogno di essere approfondito e non proposto dall’alto sen za alcun preavviso”. Gallo ha detto a chiare lettere di essere contrario all’ipotesi di una società mista con il 51% del capitale pubblico e il 549% affidato ai privati. “E’ come volere consegnare – dice – impianti e fonti di captazione alle aziende private che hanno la facoltà di gestire il servizio come meglio credono, attingendo ai finanziamenti pubblici e decidendo le tariffe da fare pagare agli utenti. Questa volontà politica non mi sta bene. C’è da sottolineare che qualsiasi variazione dello statuto e, adesso, l’introduzione della società mista, dovranno avere il riscontro dei consigli comunali”.
Il comune di Palazzolo aveva chiesto di adottare la salvaguardia ma per due volte la richiesta è stata respinta dall’assemblea dell’Ati idrico. “Non me la prendo con i sindaci – aggiunge Gallo – che hanno i loro problemi a gestire la cosa pubblica, alcuni dei quali hanno dovuto dichiarare il dissesto finanziario. Credo, però, che bisognerebbe insistere sulla formula della gestione in house, rispettando quanto stabilito dal referendum undici anni fa con la scelta della pubblicizzazione del servizio idrico”.