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Abusivismo finanziario a Forlì, in manette anche un siracusano

Prevedeva l’emissione di false polizze fideiussorie a favore di terzi soggetti procurandosi illeciti guadagni. Quesdta l’accusa mossa dai militari della Guardia di Finanza di Forlì-Cesena, nei confronti del siracusano Giovanni Davide Ferreri di 49 anni, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’indagine condotta dalla Procura di Forlì nei confronti di un’associazione a delinquere, che operava in Italia ed all’estero, dedita alla commissione di una pluralità di reati quali: l’abusivismo finanziario, la bancarotta fraudolenta, truffe, anche aggravate, realizzate mediante emissioni di garanzie fideiussorie false, ricettazione ed appropriazione indebita. Gli accertamenti, avviati nel 2016, hanno portato alla denuncia di 34 persone, delineando le ramificazioni e la struttura dell’associazione a delinquere che, pur avendo sede nel territorio forlivese operava anche in Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia attraverso più società.

La mole di movimentazione finanziaria è stata segnalata da operazioni sospette generate dai presidi antiriciclaggio che hanno consentito d’individuare ingenti flussi finanziari dirottati anche su banche nel Principato di Monaco e Malta. A guidare le operazioni illecite Francesco Delle Cave, originario di Afragola ma residente a Sessa Aurunca, e proprio il siracusano Giovanni Davide Ferreri, che prevedeva l’emissione di false polizze fideiussorie a favore di terzi soggetti procurandosi illeciti guadagni; l’individuazione  di società che versavano in grave crisi finanziaria, acquisendole attraverso società di comodo create ad hoc ed intestate a ‘teste di legno’ prive di fonti reddito come la International Cofidil con sede legale a Desenzano ma operante a Napoli o comunque sempre società riconducibili ai due promotori e la stipula di contratti d’affitto d’azienda attraverso i quali garantirsi la gestione dell’azienda acquisita in ogni suo aspetto procedendo alla definitiva spoliazione di tutti i beni finanziari e strumentali, anche mediante la contestuale rivendita a terzi soggetti.

Ma in più venivano forniti alla platea dei creditori delle aziende acquisite, false garanzie fideiussorie, per altro dietro il pagamento di lauti corrispettivi, al fine di procrastinare nel tempo ogni attività volta al soddisfacimento dei propri crediti. Con riferimento alle false garanzie fideiussorie, le stesse venivano immesse sul mercato a nome di uno “pseudo” istituto di credito con sede a Londra, di altro istituto di credito realmente operante ma totalmente all’oscuro di tali operazioni, con sede a Stoccolma, nonché attraverso società finanziarie italiane non abilitate e prive di qualsiasi copertura finanziaria atta a soddisfare i creditori. Nel corso dell’articolata attività investigativa è stato già accertato il pagamento di premi per un capitale garantito pari a circa 50 milioni di euro mentre sono in corso ulteriori accertamenti su polizze che si ritiene possano essere state proposte – stipulate per ulteriori 150 milioni. Tra i beneficiari delle false polizze fideiussorie, oltre a privati ed imprenditori, figurano anche istituti di credito ed enti pubblici; allo stato 150 risultano gli episodi di truffa ricostruiti.

Tra questi si segnala il tentato acquisto della Olidata Spa, storica azienda romagnola leader nazionale nel settore dell’Ict e primo produttore di pc in Europa. L’acquisizione, tentata attraverso il coinvolgimento di un investitore – già noto alle cronache giudiziarie per aver tentato la scalata della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio – che utilizzando un fondo del Qatar avrebbe acquisito quote della società cesenate, veniva bloccata dallo stesso management Olidata a seguito di riscontri effettuati sulla “consistenza” del fondo.

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