Accorpamento dei porti di Siracusa ed Augusta: Confesercenti dice no
AConfesercenti punta i piedi e si dice contraria alla nuova richiesta di accorpamento del Porto di Siracusa e della Baia di Santa Panagia a all’autorità di sistema portuale. I primi tentativi furono fatti una decina di anni fa dall’autorità portuale di Augusta, con una logica territoriale interna alla provincia di Siracusa, come previsto anche dal piano Regionale dei Trasporti che prevedeva lo sviluppo del Porto aretuseo come Porto Passeggeri e l’ambito portuale industriale di S. Panagia aggregato al Porto di Augusta per tipologia merceologica.
I porti di Siracusa ed Augusta fanno parte dello stesso bacino industriale e grazie all’azione dell’autorità portuale di Augusta della stessa Rete Europea TEN-T e della area SIN. Inoltre, le due realtà stavano mettendo in atto azioni di efficientamento nei servizi e nelle imprese portuali. “Era un matrimonio abbastanza equo – spiega Gilberto Linguanti, coordinatore provinciale Portualità e Infrastrutture di Confesercenti – in quanto i due porti sono tra i più ricchi d’Italia, grazie ai proventi che ricavano annualmente dall’attività di Raffinazione del petrolio. In quell’occasione Siracusa avrebbe avuto delle importanti contropartite quali una sede dell’autorità portuale nel porto, attrezzata e a disposizione degli operatori e dei servizi per tutte le attività”.
I ricavi del Porto di Siracusa -Santa Panagia si aggirano 7-8 milioni di euro all’anno ed avrebbero permesso di realizzare, con adeguati progetti, tutte quelle infrastrutture al servizio del porto e necessari al suo sviluppo quali uffici per servizi, stazione marittima, viabilità. “Nonostante queste garanzie – dice Linguanti – il consiglio comunale del capoluogo non volle seguire la strada dell’accorpamento che riteneva una cessione di territorio e sovranità e preferì seguire logiche associazionistiche sulla scia dell’aggregazione delle CamCom che però nulla hanno portato a Siracusa in entrambe le scelte”.
Oggi si ripropone nuovamente, ad esempio, il futuro del Sistema delle CamCom oltre alla governance del Porto. Sembrano destini separati ma in realtà non lo sono in quanto entrambi oltre che di gestione si dovrebbero occupare di promozione e sviluppo del territorio di appartenenza, con una gestione rispettosa delle esigenze e delle peculiarità singole visto la competizione territoriale che si innesca con le infrastrutture limitrofe.
“Da questo punto di vista – aggiunge Linguanti – viene spontaneo chiedersi su quali basi saranno fatte le aggregazioni visto che le norme attuali al contrario delle vecchie non prevedono i rappresentanti del territorio negli organismi decisionali dei Sistemi accorpati. Se dal punto di vista operativo è quindi necessario dotarsi o appartenere a Sistemi di governance, dal punto di vista strategico ogni territorio deve avere la possibilità di autodeterminarsi con scelte proprie e non imposte. Ma questo va trattato e discusso ancor prima di un accorpamento. Altrimenti finisce come per i comuni di Priolo e Melilli che la nuova legge 84/94 non li vede in alcun modo coinvolti nella gestione nella fascia costiera che territorialmente appartiene all’ASP del mare di Sicilia Orientale, senza alcuna rappresentanza istituzionale come invece era previsto dalla normativa precedente”.