Ance Siracusa, povertà e disoccupazione per la crisi dell’edilizia
I dati Istat su povertà e disoccupazione lasciano senza parole: in un paese normale la classe politica si sarebbe data da fare per rilanciare concretamente il comparto delle costruzioni che, come si ripete inutilmente da anni, è l’unico settore che può far rinascere la domanda interna, creando ricchezza ed occupazione.
Il Governo, la nostra Regione e gli Enti locali sembrano invece essere tutti d’accordo per condurre il mondo dell’edilizia alla estinzione definitiva, con provvedimenti non solo inutili ma dannosi.
Opere pubbliche: piuttosto che sbloccare seriamente una valanga di fondi per dotare il paese di grandi e piccole infrastrutture, utilizzando il Codice dei contratti faticosamente partorito negli anni recenti, il Governo ha deciso di incaricare Cantone di riscrivere il Codice degli Appalti, venuto fuori un anno fa pieno zeppo di errori e di norme restrittive che hanno letteralmente azzerato il mondo delle opere pubbliche, aggravato in Sicilia dalla insipienza del governo regionale, dalla soppressione delle Province e dalla incapacità di progettazione e spesa degli Enti locali che hanno relegato la Provincia di Siracusa all’ultimo posto per importo di gare bandite: nel 2016 meno di 2milioni 500mila euro, come mai era accaduto a memoria d’uomo.
Edilizia privata: la casa è sempre più tartassata da provvedimenti iniqui che scoraggiano quanti ancora vorrebbero averne una in proprietà, perché le imposte sull’acquisto e quelle sul successivo possesso della propria nuova casa sono in continua crescita. ANCE aveva chiesto che venissero eliminate, per qualche anno sia l’IVA che le imposte di Registro sulle compravendite di case vecchie e nuove ma il Governo ha pensato solo a fare cassa, sottovalutando il ritorno positivo che un rilancio del settore avrebbe invece comportato.
Manutenzione straordinaria e miglioramento energetico del patrimonio edilizio: è un problema di enormi dimensioni che interessa tutto il paese, dalle città metropolitane al più isolato dei Comuni ma il Governo, invece di fare sul serio, ha inventato un partenariato pubblico-privato che funziona in maniera davvero singolare. Ha proposto al cittadino una soluzione che in poche parole è la seguente: per il costo dei lavori provvedi tu a sostenerne la prima metà, mentre per la rimanente parte provvedi ancora tu ad anticiparli e poi potrai trattenerli, un po’ alla volta, in 10 anni, dalle imposte che dovrai versare! Ovviamente la misura è stata un disastro perché in un mondo in crisi come quello in cui viviamo figurarsi se i proprietari di case che spesso non arrivano a fine mese possono permettersi di anticipare sostanzialmente tutto il costo dell’intervento.
Adeguamento sismico delle nostre case: qui il discorso è molto più serio perché ne va della vita di chi ci vive o ci lavora ma il comportamento dello Stato è ancora miope e inconcludente, nonostante il Governo continui a sbandierare che si tratta del primo problema da risolvere per mettere in sicurezza il paese. Stessa furbata: partecipo a gran parte di quello che spendi per mettere in sicurezza la tua casa, ma non ti posso anticipare nulla, pensaci tu e poi io proverò a restituirteli in 5 anni sempre che tu debba pagarmi tasse in misura capiente e per rendere ancora più inutile la misura non consento che il tuo credito di imposta possa essere ceduto all’impresa che ti fa i lavori! Peggio di così non era possibile!
Rigenerazione urbana: un altro miserabile bluff della classe politica perché, per le stesse ragioni di cui sopra, il tessuto sociale italiano non dispone delle somme necessarie per poter recuperare, riqualificare, migliorare, demolire e ricostruire le case esistenti che resteranno lì dove sono, degradandosi sempre di più fino al totale disfacimento che le renderà inutilizzabili, creando invivibili sobborghi come in molte altre realtà urbane dei paesi stranieri.
La misura è colma. ANCE Nazionale, Regionale e Provinciale, unite ai Sindacati di categoria con la forza della disperazione, hanno deciso di dire basta e chiedere a tutte le classi politiche dei vari livelli di smetterla con le fumose promesse di immediati investimenti, però chiedendolo non più in maniera cordiale ed “educata” ma facendo sentire la propria voce con azioni di protesta e con campagne stampa che possano svegliare i candidati politici alle prossime elezioni, ai quali questa volta sarà presentato il conto di tutto quello che non hanno fatto.