Augusta: Zes e misteri, navi da crociera da sanificare e i veleni della “Deep Sea Carrier”
La nave da crociera denominata “Msc Splendita” ferma nella rada di Augusta, ufficialmente e semplicisticamente per “emergenza Covid”, a cui tra breve potrebbe fare compagnia anche la “Costa Deliziosa”, secondo le indiscrezioni trapelate sui motivi dell’arrivo nel porto di Augusta, le due navi dovrebbero essere sottoposte ad una accurata sanificazione, in una sorta di dopo Covid-19.
“Ben venga il lavoro – dicono i cittadini di Augusta – ma non bisogna dimenticare l’avventura della Deep Sea Carrier nel 1988 con il suo carico di 2500 tonnellate di rifiuti tossici rispediti al mittente dalla Nigeria e arrivata nelle banchine del porto di Augusta”.
Dall’Archivio del quotidiano La Repubblica del 1ottobre del 1988: “MA IERI IL MERCANTILE ERA IN RADA AD AUGUSTA”
“SIRACUSA – La “Deep Sea Carrier” la nave dei veleni che ha scatenato i tumulti a Manfredonia, ha fatto marcia indietro dirigendosi verso il porto siciliano di Augusta. Il cargo è approdato l’ altro ieri sera alle 18,30 ad Augusta. L’ operazione è stata coperta dal massimo riserbo. Il sindaco Giovanni Solano, democristiano, solo ieri ha appreso della presenza della nave in rada. Il comandante del porto militare di Augusta Pietro Trovato ha assicurato il sindaco che la nave, così come ha fatto quindici giorni fa, resterà in rada, solo due giorni: il tempo di imbarcare tre marinai. 3226 tonnellate di stazza, la Deep Sea Carrier trasporta 2400 tonnellate di rifiuti industriali. Ha fatto marcia indietro dopo la sospensione del decreto di attracco al porto di Manfredonia, disposta l’altro ieri dal presidente del consiglio De Mita. Ad Augusta ieri sera si è scatenata la psicosi. Si teme che la nave, dopo tanto peregrinare, in silenzio possa scaricare il suo ingombrante carico, in uno dei depositi di scorie del centro petrolchimico di Priolo, il più grande insediamento industriale d’ Europa. Il sindaco di Augusta ha preteso dal comandante del porto un documento firmato di suo pugno per rassicurare la popolazione che oggi la nave partirà. Secondo quanto ha affermato la Capitaneria la Deep Sea Carrier, dovrebbe partire nel tardo pomeriggio di oggi”.
Le reazioni degli augustani. La rada di Augusta è stata da sempre una zona quasi franca, molto vantaggiosa solo per i poteri forti, per le industrie, per gli speculatori dei rifiuti, tranne che per gli augustani. Il porto rappresenta da sempre l’unica arma per lo sviluppo economico del territorio; lavoro per gli addetti nel porto e nell’indotto, ma ricordiamoci delle mille discariche velenose disseminate nel territorio in lungo e in largo, i mille compromessi e la corruzione derivante con pezzi delle istituzioni delegati ai controlli, del percolato scaricato copioso in mare, del polverino dell’Ilva, delle navi cariche di armi nascoste sotto il grano, della nave “Deep Sea Carrier” carica di veleni, quelli giacenti in fondo al mare e all’inquinamento a cielo aperto delle industrie, i veri padroni del territorio.
“Bisogna dare un futuro nuovo e pulito a questa terra”. Così parla chi lotta da sempre e cerca la pace tra le rovine in un territorio abbandonato dalla mano pubblica. “Circa tre quarti del territorio della provincia di Siracusa sono stati dichiarati “PATRIMONIO DELL’UMANITÀ”, solamente la parte nord di essa dove è ubicato il petrolchimico meriterebbe il titolo di pattumiera dell’umanità. Questo vuol dire che una parte della nostra provincia (Val di Noto ed oltre) vive di un lavoro pulito: turismo. Chissà perché nella zona nord della provincia di Siracusa questa parola non viene mai pronunciata, eppure di luoghi che potrebbero richiamare turisti ce ne sono ancora rimasti. Il porto di Augusta che ha ospitato superpetroliere e le portaerei degli Stati Uniti non potrebbe accogliere anche le navi da crociera?” Bene, ma non per la sola sanificazione, è la risposta.
Le Zes e le beffe. Il segretario generale della Cgil Roberto Alosi punta il dito ancora una volta sulle beffe della politica sul territorio siracusano. Lo fa dalle colonne del quotidiano la Sicilia. “Se prima non si sblocca il piano delle bonifiche, il nostro territorio potrebbe piangere ancora una volta le conseguenze di scelte opportunistiche che avvantaggerebbero le industrie ma non il territorio, l’occupazione (se non temporalmente) e l’economia locale”.
“L’attivazione delle Zes – continua Alosi – chiama in causa molti livelli istituzionali e può avere importanti ricadute in termini di sviluppo e occupazione; a maggior ragione in un quadro di complessiva sofferenza delle nostre aree portuali e in generale di molti territori potenzialmente coinvolti. Per questo – secondo Alosi – è fondamentale che vi sia un reale ascolto e coinvolgimento delle parti sociali e degli enti locali fin dalle prime fasi per la definizione dei progetti di sviluppo”.
Già nel passato, sempre dalle colonne delle pagine del quotidiano La Sicilia, Alosi reclamava con forza “la responsabilità della politica, delle amministrazioni locali, regionali e nazionali perché, a suo dire, ma si conferma da più parti, questa comunità ha diritto a un riscatto rispetto a quanto è stato fatto in70anni d’industrializzazione, affermando che il territorio è sottoposto a un inquinamento significativo e che la percezione dei cittadini è di estremo allarme” (a cui bisogna aggiungere, l’inquinamento selvaggio). In sintesi, come dire: bando alle chiacchiere e alle polemiche e diamoci da fare. Ma il segretario generale della Cgil siracusana, lascia intendere che le bonifiche sono state dal lontano 2008 a oggi lo specchietto delle allodole. Specie quando le industrie attraverso, i propri rappresentanti diretti (non da Assindustria), fanno politica spicciola, affermando di non essere è vero che le bonifiche non si fanno per volontà locali, quindi anche non per colpa loro. Basta solo ricordare la clamorosa sentenza del Tar a seguito di un maxi ricorso collettivo presentato dalle industrie alla magistratura amministrativa che non volevano partecipare alla spesa per le bonifiche nella rada di Augusta, in concomitanza dell’impegno del ministro dell’Ambiente all’epoca dei fatti, Stefania Prestigiacomo, che aveva trovato la quadra attraverso l’intervento del Ministero dell’Ambiente, quindi del Governo, per finanziare la parte di spesa che scaturita a carico delle industrie che non esistevano più. Questo bastò per far naufragare il progetto, rimanendo, a distanza di tanti anni, un’incompiuta contro la salute della popolazione residente. E la domanda rimane: Allora chi deve provvedere alle bonifiche nel Sin Priolo? Non basta più la demagogia o a nascondere le responsabilità, offendendo la dignità e l’intelligenza del popolo. Ci vuole l’intervento forte e deciso della politica, come auspicata da Alosi. Manca forse la convenienza.
Finalmente il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, ha firmato il decreto che istituisce le Zone Economiche Speciali per la Regione Sicilia. Saranno due: una per la Sicilia Orientale e l’altra per quella Occidentale; un totale di quasi 6 mila ettari, tra aree portuali, retroportuali e spazi di sviluppo industriale.
L’obiettivo: attrarre investimenti in particolar modo nell’ambito dell’economia “portuale” in settori come la logistica, i trasporti ed il commercio, e di accompagnare la transizione ecologica degli insediamenti produttivi, attraverso una drastica semplificazione amministrativa e la possibilità di accedere a forti sgravi fiscali.
Nella Zes della Sicilia occidentale ricadono le zone di Aragona-Favara, Calatafimi, Caltanissetta, Caltavuturo, Campofelice di Rocella, Carini con l’area Rimed, Cinisi, Custonaci, Gibellina, il porto di Licata, Marsala, l’aeroporto di Birgi, Mazara del Vallo, Misilmeri, il porto e il retroporto di Palermo (a cui si aggiungono le aree di Brancaccio, Partanna-Mondello e dell’Arenella), Palma di Montechiaro, Partinico, Porto Empedocle (con il porto e il retro-porto), Ravanusa, Salemi, Serradifalco, Termini Imerese (con il suo agglomerato industriale e il porto), Trapani (con il porto, il retro-porto, l’agglomerato industriale e l’area logistica).
Per la Zes Sicilia orientale sono state inserite le aree di Acireale, Augusta, Avola, Belpasso, Caltagirone, Carlentini, Catania (con il porto e il retro-porto), l’aeroporto di Comiso, Enna Dittaino, Floridia, Francofonte, Gela (compresa l’area di riconversione), Melilli, Messina (con il porto cittadino e quello di Larderia), Milazzo (con porto, retroporto e agglomerato industriale), Militello Val di Catania, Mineo, Niscemi, Pachino, Palazzolo Acreide, Paternò, il porto e il retroporto di Pozzallo, Priolo Gargallo, Ragusa, Rosolini, Scordia, Siracusa con la zona industriale, quella di Santa Teresa e della strada statale 124, Solarino, Tremestieri, Troina, Villafranca Tirrena, Vittoria e Vizzini.
La lotta tra le parti è da sempre più dura. Si spera e si presume una ripresa in cui la crescita globale dovrebbe rimbalzare al 4,2% nel 2021 con le economie avanzate al 3,9% e i paesi in via di sviluppo al 4,6%. Uno scenario ottimistico, ma la realtà e ben diversa.
Concetto Alota