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Avola, omicidio Pace. La difesa dell’imputato: “Voleva solo spaventarlo”

È giunto alle battute conclusive il processo a carico dei fratelli Caruso, ritenuti responsabili, a vario titolo, dell’omicidio dell’avolese Andrea Pace, il 25enne ucciso la notte del 12 giugno 2019 davanti all’uscio di casa. Dopo la requisitoria del pubblico ministero Carlo Enea Parodi, che ha chiesto la condanna all’ergastolo per Salvatore Caruso, l’esecutore materiale dell’omicidio, e 30 anni di reclusione per il fratello Corrado, e le conclusioni delle parti civili costituite che si sono associate alle richieste del rappresentante della pubblica accusa, nell’ultima udienza si sono svolte le arringhe dei legali della difesa. Il pubblico ministero, nel corso della requisitoria, aveva ribadito il movente legato a un atteggiamento di sfida della vittima, suscitando il risentimento in Caruso. Il pubblico ministero Parodi ha anche chiesto la condanna per Corrado Caruso, perché, nonostante fosse a conoscenza dei fatti, non avrebbe impedito al fratello Salvatore di consumare l’omicidio. Salvatore Caruso, durante l’istruttoria dibattimentale, ha raccontato di avere litigato con Pace mentre entrambi si trovavano all’interno di un pub di Avola. Ha quindi pensato di procurarsi una pistola calibro 22 con cui, qualche ora dopo il diverbio, ha sparato contro il malcapitato, uccidendolo davanti all’uscio di casa, dove lo attendeva nascosto in penombra. Subito dopo l’omicidio, si è disfatto dell’arma, ritrovata circa un mese dopo dai carabinieri e da alcuni speleologi nelle campagne tra Avola ed Avola Antica. 

Più articolata l’arringa dell’avvocato Luca Ruaro, che difende Salvatore Caruso. Con l’ausilio di immagini fatte proiettare nell’aula della corte d’assise, il penalista ha spiegato che il suo assistito non avesse avuto alcuna intenzione di uccidere Andrea pace ma solo di dargli una lezione. Ha detto che il primo colpo di pistola è stato indirizzato alla spalla sinistra della vittima, che dopo avere visto i due fratelli sbucare dal buio, gli si sarebbe fatto incontro come per sfidarli. Il secondo colpo, quello letale, l’ha raggiunto all’emitorace sinistro. Una volta stramazzato al suolo, Caruso avrebbe continuato a premere il grilletto soltanto nella foga del momento ma quei colpi non sono andati a segno. A conclusione dell’arringa, l’avvocato Ruaro ha chiesto alla Corte d’assise di riqualificare il fatto come omicidio preterintenzionale, o omicidio volontario con l’esclusione dell’aggravante dei futili motivi, o per dolo eventuale e, in subordine, che venga accolta la riduzione della pena a seguito della richiesta di accesso al giudizio abbreviato, che i giudici avevano già rigettato. I legali di parte civile hanno sollecitato il giudice la condanna all’ergastolo per l’esecutore materiale del delitto e avanzato rilevanti richieste risarcitorie a carico dei due imputati. 

L’avvocato Marco Tringali, che difende Corrado Caruso, ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito per non avere partecipato all’omicidio e, in subordine, l’esclusione dell’aggravante dei futili motivi e la partecipazione anomala al fatto di sangue.  

Con l’intervento dei due legali della difesa si è chiusa la discussione e il processo è stato aggiornato all’udienza del 29 ottobre per l’eventuale replica del pubblico ministero, per la camera di consiglio e per emettere la sentenza. 

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