Avola, Operazione eclipise: domattina gli interrogatori
Sono stati fissati per domattina gli interrogatori di garanzia per le dieci persone, coinvolte, a vario titolo, nell’operazione antimafia “Eclipse”, portata a termine dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Noto con il coordinamento della direzione distrettuale antimafia di Catania. Tutti gli indagati avranno modo di rispondere alle domande del gip del tribunale etneo, Carlo Umberto Cannella, che ha emesso nei loro confronti l’ordinanza di custodia cautelare, mentre quelli che sono rinchiusi nella casa circondariale di Cavadonna compariranno sempre domani davanti al gip del tribunale di Siracusa, Carla Frau per essere interrogati per rogatoria.
Il provvedimento, come si ricorderà, è stato disposto dal giudice nei confronti di Sebastiano Amore di 37 anni, Giuseppe Bianca di 34, Monica Campisi di 31, Concetta Cavarra di 33, Giovanni Di Maria di 30, Corrado Lazzaro di 32, Paolo Nastasi di 36, Giuseppe Tiralongo di 31, Corrado Vaccarella di 24 e Gianluca Vaccarisi di 34 anni. Sono accusati, a vario titolo, di estorsione, danneggiamento seguito da incendio, associazione finalizzata al commercio, trasporto, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nonché detenzione, porto e cessione di armi clandestine, tutti aggravati dal cosiddetto metodo mafioso e dalla finalità di agevolare l’associazione il clan Crapula.
Secondo quanto riferito dagli inquirenti, un ruolo importante lo avrebbero avuto le due donne coinvolte nell’inchiesta della Dda. Monica Campisi, difesa dall’avv. Antonino Campisi, e Concetta Cavarra, assistita oltre che da Campisi anche dall’avv. Natale Vaccarisi, sono accusate di avere gestito il traffico degli stupefacenti in assenza dei rispettivi coniugi, finiti in carcere e condannati in primo grado per il tentativo di estorsione ai danni dell’impresa edile che stava eseguendo nel febbraio del 2017 i lavori per la realizzazione di una clinica privata ad Avola. Per i legali della degli indagati si tratta di fissare le strategie difensive rispetto ai capi d’imputazione. La difesa contesta il ben che minimo riferimento al clan Crapula o a quello Trigila di Noto che per l’accusa, invece, sarebbe provato dall’autonomia di azione della cosiddetta micro cellula, resa possibile dal beneplacito degli esponenti delle due cosche. Il gruppo avrebbe fatto leva sulla forza dell’intimidazione delle armi oltre che disporre di un considerevole flusso di denaro che arrivava con i carichi di droga. Cocaina, marijuana e hashish di cui si approvvigionavano con costanza a Siracusa, Catania e a Palermo per riversarli nel mercato locale della tossicodipendenza.