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Basta coi tagli, il Cobas scuola incrocia le braccia

“Le rivendicazioni sono le stesse degli anni dell’austerità, oggi però, non sono più gli anni dei tagli, la politica economica ha cambiato segno: la spesa pubblica aumenta in deficit e si rendono disponibili ingenti risorse. Il conflitto politico che si apre è sulla destinazione di queste risorse, in cui Scuola, Sanità e Trasporti saranno capitoli di spesa decisivi”. Lo scrivono i docenti Cobas per annunciare la mobilitazione di venerdì 26 marzo che avrà luogo in almeno 50 città italiane. I Cobas condividono questo percorso con il movimento di “Priorità alla scuola” e con il “Coordinamento nazionale dei precari scuola” per promuovere nel maggior numero di città mobilitazioni che coinvolgano tutto il popolo della scuola pubblica: docenti, Ata, studenti, genitori e, in generale, cittadini democratici. Ma è anche una giornata di  protesta contro l’ulteriore riduzione del diritto di sciopero imposta dal recente accordo tra governo e Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda. “Per quanto riguarda la Scuola, – ribadiscono i Cobas –  le destinazioni principali dei 20 mld di euro previsti dal Recovery Plan, che il nuovo governo si accinge a (ri)scrivere, rischiano di allontanarci ancora di più dal modello di scuola pubblica previsto dalla Costituzione, che dovrebbe puntare alla formazione del cittadino dotato di strumenti cognitivi e spirito critico. I fondi per la digitalizzazione con l’adozione acritica delle nuove tecnologie implicano il rischio della trasformazione dei docenti in meri facilitatori di un processo di apprendimento standardizzato gestito dalle multinazionali del web; i fondi per la ricerca e l’impresa rischiano di trasformare la scuola in un’agenzia per l’addestramento al lavoro. Occorre, invece, urgentemente invertire la rotta, con un intervento di risarcimento per i tagli decennali subiti e per un rilancio della scuola pubblica che deve partire dalla drammatica constatazione del degrado in cui versa. Tre obiettivi strutturali sono oggi possibili, ma anche improrogabili: 1) ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe e a 15 in presenza di alunni diversamente abili; 2) garantire la continuità didattica e la sicurezza, assumendo con concorsi per soli titoli i docenti con 3 anni scolastici di servizio e gli Ata con 24 mesi; 3) intervenire massicciamente nell’edilizia scolastica per avere spazi idonei ad una scuola in presenza e in sicurezza”. In occasione della manifestazione nazionale del 26 marzo ’21, che culminerà nella capitale davanti al Parlamento, i Cobas coinvolgono inoltre nella protesta anche i servizi di trasporto. “Si rileva inoltre, – spiegano – che nulla è stato fatto neanche nell’altro settore-chiave, insieme alla Sanità, e cioè il Trasporto pubblico locale (TPL), motivo per il quale abbiamo convocato per il 26 marzo anche lo sciopero del TPL. Per tale settore chiediamo lo stop alle privatizzazioni e esternalizzazioni delle aziende, attivandone la ri-pubblicizzazione; la fine delle gare per l’affidamento del trasporto, passando all’affidamento diretto; il potenziamento mediante assunzioni di personale viaggiante e rinnovo/aumento dei mezzi”.

In Sicilia i presidi Cobas si concentreranno: a Catania in piazza Stesicoro dalle ore 9.00 e a Palermo in via Cavour di fronte alla Prefettura, dalle ore 10.

Nino De Cristofaro – Esecutivo nazionale Cobas

Se a marzo 2020 erano comprensibili difficoltà e incertezze nell’affrontare la pandemia, oggi siamo di fronte a intollerabili ritardi, ed errori, della politica. Mentre si promettono soluzioni improbabili in un futuro sempre più lontano, il presente è caratterizzato da inefficienze e incapacità di individuare priorità e scelte conseguenti. Se non si determinerà una svolta radicale, a settembre 2021, per il terzo anno scolastico consecutivo, il diritto allo studio non sarà garantito e la crescita di milioni di studentesse e studenti subirà un ulteriore colpo. Lo sciopero del 26 marzo non è, quindi,  l’ennesimo grido di allarme, ma vuole evitare che si concretizzi un sostanziale cambiamento della scuola pubblica statale: da risorsa della società   e “ascensore sociale”, in agenzia per l’addestramento al lavoro. Non si tratta, evidentemente, di tornare alla scuola “pre Covid”, ma, utilizzando le risorse in arrivo, occorre battersi per realizzare la “Scuola della Costituzione”.

Carmelo lucchesi – Confederazione Cobas Palermo

L’anno di pandemia trascorso ha messo in evidenza le criticità di 3 settori in particolare: sanità, scuola e trasporti collettivi. Poco e male è stato fatto dai governi che si sono succeduti e non sembra ci siano prospettive di cambiamento. Per un anno, in considerazione della difficile situazione che sta attraversando il Paese (soprattutto le fasce anagrafiche e sociali più deboli) le iniziative sindacali si sono limitate a presìdi senza astensione dal lavoro ma non è bastato. Per cui abbiamo deciso di convocare lo sciopero per  venerdì 26 marzo per i lavoratori della scuola e del trasporto locale, per esigere interventi significativi su sanità, scuola e trasporti collettivi: finanziamenti adeguati, assunzione di nuovo personale stabile, strutture sanitarie e scolastiche e mezzi di trasporto adeguati al rispetto delle norme di sicurezza”.

Lorenzo Perrona – Cobas Scuola Siracusa

Mentre la campagna vaccinale monopolizza il dibattito pubblico, sulla scuola mancano le azioni concrete, tanto è vero che gli organici che gli uffici scolastici stanno costruendo per il prossimo anno scolastico non sono aumentati – eppure saremo al secondo anno di pandemia! Nulla è cambiato, il sistema va a regime come sempre: 200.000 precari, e la girandola di supplenti che studenti e famiglie ormai conoscono da anni. Neanche la pandemia fa cambiare la scelta politica di fondo di snaturare la scuola pubblica, provando persino a celebrare – come è stato fatto da molti – le nuove (fallimentari) frontiere della didattica a distanza o integrata che dir si voglia”.

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