Cadavere in mare, serve l’esame del Dna per il formale riconoscimento
Sarà l’esame del Dna a stabilire con certezza l’identità della donna il cui cadavere è stato rinvenuto ieri pomeriggio da due sub a fior d’acqua nella baia di Santa Panagia. Il riconoscimento ufficiale non è stato possibile a causa della decomposizione del corpo e soprattutto del volto, interessato oltre che da disfacimento dovuto al prolungato contatto con l’acqua anche dalle tumefazioni causate dal continuo battere contro la scogliera.
All’obitorio dell’ospedale “Umberto primo” di Siracusa si sono presentati questa mattina il marito e due altri parenti della donna scomparsa lunedì scorso da casa e a cui si sospetta possa appartenere il cadavere ripescato in mare. Il marito non ha retto all’emozione ed ha delegato il cognato ed un’amica ad eseguire il riconoscimento formale. Ma la trasfigurazione del volto non ha permesso loro di essere certi dell’identità.
Il pubblico ministero Caterina Aloisi affiderà lunedì prossimo l’incarico al medico legale Francesco Coco, di eseguire sia l’autopsia sia il prelievo dei liquidi biologici per verificare, attraverso l’esame, del Dna la vera identità della donna ritrovata a fior d’acqua. L’esame autoptico sarà effettuato martedì prossimo.
Molti indizi, però, lasciano sospettare che i resti della donna ripescata nella Baia Santa Panagia dai vigili del fuoco e dai poliziotti possano appartenere alla donna che ha fatto perdere le proprie tracce lunedì scorso allontanandosi dalla sua abitazione di via Lentini a Siracusa. Un neo al seno, la conformazione fisica e soprattutto la vettura in uso alla donna, che è stata ritrovata a ridosso del luogo in cui è poi stato recuperato il cadavere, lascerebbero pochi dubbi sul collegamento tra la scomparsa e il ritrovamento della donna in mare.