Candelari: “Il generale Cadorna non merita l’intitolazione di una via a Siracusa”
Già dai tempi del liceo, il mio approccio critico allo studio della storia mi aveva reso consapevole del fatto che il generale Luigi Cadorna non fosse per nulla uno “stinco di santo”; tuttavia l’urgenza morale di proporre al Consiglio di Quartiere Santa Lucia l’iniziativa del cambio di toponomastica del centralissimo viale aretuseo, intitolato a questo fanatico generalicchio, è maturata in me da un significativo incontro e dall’assunzione di una responsabilità civile che necessita di essere condivisa dai miei concittadini .
Qualche settimana fa, ho rivisto il padre di un mio caro e vecchio amico, il cui nonno fu tra le vittime di una delle dodici sanguinosissime battaglie dell’Isonzo.
I resti del soldato, anonimo eroe di una guerra inconsapevolmente subita, riposano tuttora in un ossario comune.
Quel breve ma intenso colloquio ha alimentato in me la volontà di invitare i siracusani ad una riflessione sul ruolo che nella Grande guerra ebbe il cosiddetto generalissimo, il quale altro non era che l’uomo sbagliato, al posto sbagliato, nel momento sbagliato: un generale da scrivania giunto al vertice delle forze armate italiane, il cui vanto era solo quello di una carriera durante la quale non aveva perso una sola battaglia per il semplice motivo che non ne aveva combattuta mai neanche una.
Un uomo per il quale i fanti italiani, per lo più ventenni, furono nient’ altro che carne da cannone.
L’Italia mobilitò lo stesso numero di soldati della Gran Bretagna, ma la quantità dei condannati a morte fu tre volte superiore a quella degli altri paesi belligeranti.
Non va altresì trascurato il fatto che Cadorna punì ripetutamente intere unità con le decimazioni, fucilando uomini scelti a caso.
Durante i tre anni del suo comando, il generale parlò e decise per tutti. Il suo potere, così vasto e assoluto, causò solo sul fronte dell’Isonzo la morte di oltre novecentomila ragazzini in divisa grigioverde, con il solo scopo di conquistare pochi chilometri quadrati di territorio, rivelatisi alla fine privi di efficacia strategica.
Nessun comandante al mondo, se non squilibrato, avrebbe mai mandato i propri uomini incontro a morte certa, senza la minima possibilità di salvezza.
Sono davvero orgoglioso che i Consiglieri e il Presidente del Consiglio di Quartiere Santa Lucia abbiano votato, compatti e all’unanimità, la mia proposta di cancellare il nome di questo criminale da una delle strade storiche del quartiere, se non dell’intera città, per poterla così rinominare alla memoria del grande e indimenticato Pontefice Giovanni Paolo II, in modo che il massimo responsabile di quell’insensato macello non debba più avere l’onore di un viale che costeggia il Santuario della Madonna delle Lacrime.
Adesso la pratica passerà all’Autorità Competente Comunale, cui spetta la decisione di valutarne l’attuabilità e le tempistiche.
Auspico un accoglimento della proposta nel più breve tempo possibile, cosicché tutti quei giovani, che in centinaia di migliaia vennero in modo insensato sacrificati sull’altare di una guerra, fondamentalmente giusta ma condotta da un comandante incompetente, possano avere finalmente giustizia, in nome della Vita sacrificata per la Patria.
Francesco Candelari
(Vice Presidente C.d.Q. Santa Lucia)