Catania. 25 anni fa l’assassinio di Serafino Famà: “l’Avvocato e il Coraggio”
Il 9 Novembre del 1995, l’avv. Serafino Famà veniva assassinato all’uscita dal suo studio, dopo una lunga e intensa giornata di lavoro.
Serafino Famà era quel che si dice “Un avvocato che prendeva di petto le questioni”.
Eppure il suo assassino sparò alle spalle di un Uomo coraggioso. Chissà, forse scelse le spalle perché così era più comodo, più sicuro.
Certamente ponendosi alle spalle di quell’Uomo coraggioso avrebbe evitato d’incontrarne lo sguardo, lo sguardo di un Avvocato temprato alle battaglie in Aula, ai confronti di ragioni e argomenti, senza abbassare mai lo sguardo davanti all’Autorità Giudiziaria.
Lo sguardo di un Avvocato che questo faceva, e così faceva, non per affermare se stesso, per carezzare il suo ego, ma per rispondere al fuoco di una passione professionale che diventava civile.
Pensando ai giorni importanti di questa memoria, di questi 25 anni, abbiamo riascoltato la voce di Serafino Famà, impegnato in uno dei cruciali processi di criminalità organizzata di questa nostra città, pochi giorni prima di morire colpito alle spalle.
Una voce che dice molto dell’Avvocato Famà, di quell’uomo che sino all’ultimo aveva speso i suoi “talenti” per difendere imputati, accusati di gravi reati, per assicurare e tutelare l’insopprimibile e incomprimibile diritto di difesa di ogni individuo.
Purtroppo l’emergenza Covid-19 c’impedirà di incontrarci, di vivere assieme in presenza questi giorni di Memoria, che non è solo ricordo ma è insegnamento, esempio e progetto di vita professionale.
Oggi gli avvocati, e non solo di Catania, sono chiamati ad essere coraggiosi per affrontare un nemico subdolo, infido, che ti prende alle spalle senza farsi individuare: il contagio da coronavirus.
E’ chiaro che i penalisti chiedono a chi deve disporre che siano adottate norme di sicurezza per limitare, nel possibile, il pericolo del contagio di chi, per lavoro e missione professionale, deve frequentare aule e uffici giudiziari, carceri e studi professionali.
Agli avvocati è chiesto coraggio e prudenza: coraggio per essere vicini, come faceva Serafino Famà, alle esigenze di chi “deve” essere difeso, colpevole o innocente imputato o persona offesa che sia, prudenza per cura di affetti vicini e per la propria salute e quella di chi si incontra.
Agli Avvocati è Sempre chiesto coraggio: delle proprie ragioni, dei propri argomenti, della propria funzione. Perché l’Avvocato è al servizio dei diritti dei cittadini ed è la Sua alta professione che consente allo Stato di affermare la sua prerogativa di dirimere controversie, tutelare gli offesi e sanzionare i responsabili, nella legalità delle sue leggi e dei principi sovra-ordinati.
Non sono parole roboanti o principi fissati sulla carta e dimenticati nella vita: sono il fondamento di uno Stato, di una comunità di cittadini che vive, e vuole continuare a vivere, secondo la Forza della Ragione e non secondo la ragione della forza.
Turi Liotta (Presidente della Camera Penale “Serafino Famà” di Catania)