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Conferenza programmatica Pd tra programmi, tattiche e alleanze per ricompattare il partito

Durante la conferenza programmatica del Pd sabato scorso a Siracusa, il presidente del Pd Matteo Orfini tira dritto al cuore del problema della Sicilia: le prossime elezioni per il rinnovo dell’Ars e del presidente della Regione. “Io non rinuncio all’idea che si possano creare le condizioni per convincere il presidente del Senato, Pietro Grasso, a candidarsi a governatore della Regione Siciliana”.

Il presidente Grasso per la cronaca, ha già dichiarato la sua intenzione di non candidarsi e di proseguire il suo impegno a Palazzo Madama. “La legge prevede le coalizioni e stimola alle alleanze – ha osservato ancora Orfini – e abbiamo il dovere di lavorare per farne un’ampia che consenta di vincere. Molto dipenderà dal candidato. Io non dispero che possano accadere dei fatti nuovi che possano consentire a Grasso di accettare la candidatura. Abbiamo un po’ di tempo per provare ad arrivare a questa soluzione. Penso che questa sarebbe la scelta più forte per la Sicilia e – ha terminato il presidente del Partito democratico – credo che il Pd debba lavorare per facilitare quest’opzione perché a oggi mi sembra l’unica”.

Ai lavori della conferenza programmatica provinciale del Partito Democratico l’aristocrazia del partito di Renzi a Siracusa e il segretario regionale, Fausto Raciti; a fare gli onori di casa il segretario provinciale, Alessio Lo Giudice. In apertura Lo Giudice ha spinto a gran velocità la sfida cui il Pd è chiamato, richiamando la vicinanza alla gente e ai loro problemi. In sintesi, Lo Giudice ha detto che è ora di finirla con i veleni e gli scontri intestini; occorre lavorare per l’unità del partito, al di fuori degli schemi del passato e con la visione chiara dei bisogni della gente. Nella conferenza programmatica sono stati affrontati i temi del lavoro e dello sviluppo tramite un dibattito tra la società civile tutta.

Appare all’orizzonte la speranza che la politica del Pd siracusano esca piano piano dal precipizio politico causato dagli scandali e dalle inchieste giudiziarie. I renziani si sono spaccati e le tensioni sono scoppiate con un clima da tutti a casa. Ora si cercano le tattiche per il prossimo futuro; Giancarlo Garozzo è stato il primo sindaco renziano in Sicilia; si dà del tu con Renzi, ma dopo aver conquistato il Vemexio è finito tra il fuoco incrociato di avversari interni al partito che all’esterno. Ma Siracusa è stata additata quale covo di lobby affaristiche, poteri forti organizzati per lucrare e fortificare, ma anche di tanti personaggi politici senza scrupoli. Garozzo è apparso a tratti vittima predestinata e sotto il mirino dei gruppi di potere (insieme con lui tutti i siracusani – vedi i casi di risarcimento milionari dei danni), tanto da interessare le commissioni antimafia regionali e nazionali, mentre ora la questione è scoppiata con inchieste che implicano l’interesse della Dda di Catania, ma anche la Procura di Palermo e di Roma.

Ci sono anche le inchieste aperte dalla Procura, guidata dal procuratore Francesco Paolo Giordano, che vanno dagli appalti per la gestione dell’acqua agli impianti sportivi, da gettonopoli ai bandi per la gestione degli asili nido. Ma ci sono fatti ancor più gravi e rilevanti, dichiarò all’epoca dei fatti il procuratore Giordano.

Si rompe il sodalizio con Giovanni Cafeo, uomo di fiducia di Gino Foti, leader della vecchia Dc, che conosce ogni segreto della politica e dei tanti fatti di Siracusa. Cafeo ha guidato il gabinetto del sindaco, che tentò a sua volta di piazzarsi nella giunta Crocetta; ma il governatore non accetto l’invito arrivato da Garozzo-Foti.

Il dato positivo i riposizionamenti delle parti in gioco già in atto, in uno scenario politico ancora illeggibile e su un terreno di combattimento continuo; ma il segretario Alessio Lo Giudice, insieme con altri “mediatori”, sta lavorando già da qualche tempo alla ricomposizione unitaria del Pd siracusano.

Concetto Alota



 

 

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