Consegnati l’ascensore ed otto bagni per disabili al Santuario
Per consegnare ai pellegrini l’ascensore per disabili ed ammaliati è stato scelto il 29 agosto, data di inaugurazione del 65° anniversario della lacrimazione della Madonna. Il primo ed unico ascensore, sinora, nella storia del Santuario. Sarà possibile da oggi utilizzarlo per accedere direttamente alla Basilica. Consegnati anche gli otto bagni per disabili realizzati nello stesso progetto che ha visto impegnati, da aprile, operai e direttori dei lavori, gli architetti Bordonaro e Calleri. A benedire l’opera l’arcivescovo mons. Francesco Pappalardo accanto ai maggiori rappresentanti dell’Unitalsi della Sicilia Orientale con il presidente Nunzio Faranda ed un gruppo di ammalati e disabili.
L’idea e la realizzazione dell’opera nasce dagli operai dell’Externit Siciliana SpA di Siracusa, attraverso il Fondo Sociale di distribuzione ex Externit presieduto dal prof. Astolfo Di Amato e composto da Silvio Aliffi ed Ezechia Paolo Reale. A rappresentare gli operai il loro portavoce ed anima dell’iniziativa, Giuseppe Zaccarello. Tutti presenti alla cerimonia di ieri.
“Una grande gioia si prova con la benedizione di questo elevatore – commenta padre Aurelio Russo Rettore del Santuario – un modo per alleviare di poco ma, al tempo stesso, importante le sofferenze dei nostri fratelli che hanno avuto sinora difficoltà a raggiungere anche il luogo più normale, come il Santuario delle Madonna delle Lacrime. Dotato di rampe, sinora, il Santuario con questo elevatore sarà possibile raggiungerlo in sicurezza per arrivare senza fatica fino ai piedi della Madonna delle Lacrime. Un dono grande questo che ci è venuto dal Fondo ex lavoratori Eternit Siciliana, e noi li ringraziamo, nella persona del prof. Di Amato, dell’avvocato Aliffi e dell’avvocato Reale, degli ex lavoratori. Un ascensore ed otto bagni accessibili a tutti, da oggi, giornate di grandissima affluenza sono dono fatto a Gesù – conclude padre Russo – attraverso i fratelli più bisognosi”.
“Opera importante il cui merito va soprattutto ai rappresentati dei lavoratori nel Fondo, gli avvocati Reale e Aliffi che da siracusani conoscono ed indicano i veri bisogni della città – ha commentato Astolfo Di Amato, presidente del Fondo di distribuzione e legale della società svizzera AG Becon – e la costruzione dell’ascensore in effetti ancora mancante in Santuario ci è sembrata una vera priorità per chi ha disabilità e vuole partecipare ai riti in chiesa. Sono stato assolutamente felice di aver aderito alle loro proposte. Il Fondo Sociale ex Eternit nasce per questo – ha aggiunto Di Amato – cercare e trovare la pace piuttosto che continuare a generare e perpetuare un conflitto. A Siracusa è successo questo. Costruire per la città di Siracusa opere di solidarietà di cui si fanno portatori gli operai e il loro sacrificio per noi è una priorità. Iniziative già fatte sono diverse, penso alla TAC di centraggio senza cui non sarebbe mai nato il Centro di Radioterapia a Siracusa, al mammografo della Lilt e tante altre, a cui si aggiunge questa e a cui nel prossimo futuro se ne sommeranno presto altre, di cui abbiamo già discusso e che spero vedranno presto la luce”.
“Pensiamo a questo come ad un progetto che sana una ferita – ha commentato Ezechia Paolo Reale – il fatto che persone con disabilità non potessero accedere agilmente al Santuario ad un luogo di preghiera. Da oggi lo potranno fare e noi ne siamo felici. Un piacere ed un dovere quello di poter contribuire da parte del Fondo Sociale. Non vogliamo ringraziamenti – conclude Reale – il Santuario è un posto dell’anima e aver avuto la possibilità di aiutare è stato un monito a quanti possono farlo. Dare una mano agli ultimi che ultimi non sono ma sono pari a tutti noi”.
Presente alla cerimonia anche il presidente Unitalsi della Sicilia Orientale, Nunzio Faranda “Ormai l’Unitalsi è ovunque – commenta emozionato il presidente Faranda – Con Siracusa ci accomuna questo gesto di carità. I nostri fedeli in difficoltà sono abbandonati dalla società quindi lo facciamo con tutto il cuore. La carità va vissuta, con piccoli e grandi gesti. La sofferenza non va guardata dal di fuori ma va accostata e vissuta. Ho avuto modo di ricevere molte lettere e qualche esame di coscienza bisogna farselo. Siamo noi a ricevere amore dai nostri ammalati, quanto meno dobbiamo dare quanto ne riceviamo. Perché sono loro a “dare” a noi, alla nostra società moltissimo. Dobbiamo imparare a guardare negli occhi di chi soffre il bisogno di noi – conclude il presidente Faranda – solo così entriamo nell’anima delle persone per raccogliere il loro vero bisogno”.