Coronavirus a Siracusa. Morte Calogero Rizzuto: l’onorevole Dipasquale annuncia esposto in Procura
La morte di Calogero Rizzuto, il direttore del parco archeologico di Siracusa, si presenta con tutti i dubbi e i crismi di un caso non del tutto chiaro e ancora da svelare. Intanto, l’onorevole Emanuele Dipasquale, amico intimo di Rizzuto, ha annunciato di voler presentare un esposto circostanziato alla Procura della Repubblica; si annota anche che già il 14 marzo scorso, lo stesso onorevole Dipasquale scrive una lunga nota al prefetto di Siracusa che viene riportata a margine.
Interviene nella vicenda anche la segreteria territoriale della Cisl di Siracusa-Ragusa. “La tragica notizia della morte del direttore del parco archeologico di Siracusa, l’architetto Calogero Rizzuto, coglie di sorpresa e amareggia tutti noi. Adesso bisogna tutelare tutti i lavoratori disponendo la chiusura di ogni ufficio collegato al parco e degli stessi musei locali.”
Così, Vera Carasi, segretario generale della UST Cisl Ragusa Siracusa, e Daniele Passanisi, segretario generale della FP territoriale, dopo la scomparsa del direttore Rizzuto.
“Siamo vicini alla famiglia Rizzuto e a quanti ne hanno sottolineato capacità e spessore umano – aggiungono i due segretari – Adesso, anche per dare un senso a questa morte così assurda, dobbiamo essere in grado di sostenere tutti i lavoratori, amministrativi e custodi, che in queste settimane hanno ancora garantito operatività e presenza.
“Sappiamo che non è questo il momento delle polemiche, ma anche la ricostruzione fornita da una lettera inviata il 14 marzo scorso da un deputato regionale alla Prefettura di Siracusa pone domande ben precise.
“Ci sono stati dei ritardi, questo appare evidente – sottolineano Carasi e Passanisi – Sappiamo che il protocollo è stato attivato subito dopo il ricovero del dottor Rizzuto. Collaboratori e parenti a stretto contatto sono stati sottoposti al tampone. Oggi, però, dopo il tragico epilogo, restano ancora aperti uffici che, in queste settimane, sono stati potenziali luoghi di contagio.
“La Cisl FP siracusana aveva già chiesto il 16 marzo scorso chiarimenti al Dirigente Generale del Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e a quelli locali – aggiungono i due segretari – e già allora avevamo sollevato perplessità sulla tempistica adottata per gli interventi di sanificazione e tutela della salute dei lavoratori.
“Addetti alla custodia, tra l’altro, che non hanno, responsabilmente e pur senza direttive precise, abbandonato il posto di lavoro. Chiudere al pubblico tutti i musei è stata, a suo tempo, una saggia decisione. Adesso bisogna pensare concretamente e urgentemente a quanti continuano, a proprio rischio e pericolo, la propria attività. I luoghi di lavoro, quelli che non sono di primaria necessità, non possono trasformarsi in linee di trincea.
“Ai vertici regionali chiediamo immediata ordinanza a tal proposito – concludono Vera Carasi e Daniele Passanisi – A Sua Eccellenza il Prefetto, della quale apprezziamo l’instancabile impegno di questi giorni difficili, affidiamo la nostra richiesta di intervento a tutela della salute di decine di lavoratori e, quindi, delle rispettive famiglie.”
Ecco la lettera che l’onorevole Dipasquale invia il 14 marzo scorso al Prefetto di Siracusa.
“Eccellenza, giorno 9 marzo il paziente Calogero Rizzuto, residente a Rosolini, accompagnato dalla moglie, su indicazione del medico di famiglia, va a fare il tampone poiché’ affetto da febbre e tosse da una settimana. “Giorno 10marzo in serata, contattato dalla moglie del Rizzuto, poiché ancora non aveva avuto alcun esito, mi attivo prontamente per capire cosa stava accadendo, contattando il direttore dell’Asp di Siracusa, dott.re Ficarra, alle ore 19,34 che mi risponde che l’esito dei tamponi di giorno 9 non era ancora arrivato. “Giorno 11 marzo alle ore 8,16 della mattina il dott. Ficarra, mi rigira su whatsapp messaggio del Policlinico di Catania, che attesta l’assenza di notizie sull’ esito del tampone di giorno 9. Sempre in contatto con la moglie, inizio a preoccuparmi poiché Rizzuto mostra costante peggioramento. Fortemente preoccupato, scrivo al dott. Ficarra ribadendo che non possiamo ancora aspettare l’esito del tampone perché Rizzuto si aggrava di ora in ora, nella mattinata viene contattata dall’asp di Siracusa la moglie per rifare il tampone. La moglie , poiché il marito è stremato , cerca un’ambulanza invano. Decide allora di abbassare il sedile e portarlo con la sua macchina a fare il nuovo tampone. Rifanno il tampone, nessun altro esame (RX) per verificare eventuale polmonite, e lo rispediscono a casa, in attesa dell’esito del nuovo tampone. “Giovedì 12marzo alle 10 circa del mattino contatto nuovamente il dott. Ficarra per avere notizie sempre dei tamponi. Il dott. Ficarra mi risponde che non ci sono notizie e se voglio posso contattare personalmente il Policlinico di Catania. Gli ribadisco che Rizzuto sta rischiando di morire. Contatto immediatamente il Direttore della Sanità dott. La Rocca alle ore 12 e mi scrive che alle 14 il prof. Scalia comunicherà l’esito dei tamponi, faccio riferimento dei tamponi effettuati giorno 9 e giorno 11per i quali si attende risposta, mi dicono alle 14 del 12 di marzo. Nel frattempo contatto, oltre al Direttore regionale La Rocca anche il mio collega On.le Barbagallo per capire che sta succedendo al Policlinico di Catania con questi benedetti o maledetti tamponi. Ad entrambi, prontamente attivatisi, il referente del Policlinico scrive che il tampone non andava fatto secondo le direttive ministeriali, poiché dalla scheda non aveva indicazioni di rischio: tosse , febbre, e incontro con delegazione coreana a fine febbraio già comunicata in occasione del 1 tampone di giorno 9 marzo, ribadendo che l’emergenza imponeva delle scelte su criteri di priorità ( giorno 12 marzo ore 13:38 Continuo a non sentirmi rassicurato, sempre in contatto con la moglie che mi comunica il permanere della febbre, chiamo l’Assessore Regionale Avv.Ruggero Razza e gli spiego tutta la triste e paradossale vicenda. Immediatamente l’Assessore mi dice che ritiene utile a prescindere dal tampone il ricovero e con successivo messaggio alle 17:43 mi conferma che è in corso il ricovero di Rizzuto. “Alle 21:33 l’Assessore mi scrive che dall’ esito della TAC effettuata al ricovero risulta affetto da polmonite. Alle 23:29 la moglie mi comunica che al marito stanno somministrando l’ossigeno perché con insufficienza respiratoria, tutto questo dopo appena 12 ore dai messaggi del Policlinico che il paziente non necessitava di tampone. “Giorno 13 alle 8:30 arriva l’esito positivo del tampone: COVID-19 Il paziente a quell’ora è già in rianimazione. Io non sono un medico, non lo so se Calogero Rizzuto fosse stato ricoverato già giorno 9 o10 marzo, avrebbe potuto evitarsi la sala rianimazione, questo non tocca a me stabilirlo. Oggi mi auguro soltanto che ne esca prima possibile e che nessun altro si trovi nelle condizioni in cui si è trovato lui, sua moglie, i suoi familiari. Purtroppo il ritardo nell’individuare la positività del tampone per ben 5 giorni non ha fatto scattare prontamente l’obbligo di quarantena nei confronti di quanti(familiari,amici,collaboratori) avevano avuto contatti con lui proseguendo la loro normale vita. “Forse la tempestiva individuazione della patologia del Paziente Rizzuto che non so se definire paziente 1, avrebbe potuto ridurre ulteriori contagi a carico di quanti hanno avuto contatti con il paziente nei giorni precedenti il 9 marzo. Tutto questo mi corre l’obbligo di comunicarLe al fine di valutare eventuali azioni che Ella vorrà intraprendere a tutela della salute dei cittadini”.
C.A.