Crisi industriale, l’immobilismo della politica e la debolezza della Regione
L’immobilismo
della politica e la debolezza conclamata del Governo Regionale lasciano la
nostra zona industriale in un limbo sospeso sull’orlo del baratro. Dopo gli
annunci roboanti della richiesta avanzata dalla Regione Sicilia al Ministero
per l’istituzione dell’area di crisi complessa, già a suo tempo considerata una
inutile forzatura dalla Cgil e la scadenza dei termini senza alcuna risposta
entro i quali il Ministero avrebbe dovuto esprimere il suo parere, siamo di
fronte al disimpegno politico-istituzionale aggravato da una lunga campagna
elettorale sempre più avvitata nella ricerca di riposizionamenti individuali
piuttosto che occuparsi di problemi generali e di crisi industriale. Il rischio
di una recessione tecnica dell’intero apparato industriale è sempre più vicino
e con esso lo spettro di una recessione sociale ed occupazionale si fa sempre
più concreto. La crisi energetica in atto, le evidenti difficoltà di
approvvigionamento di materiali, l’irrigidimento del sistema bancario a seguito
degli scenari sanzionatori europei e il proseguire di una scellerata guerra in
grado di modificare gli equilibri geopolitici mondiali acuiscono le enormi
preoccupazioni sulla capacità di ripresa di un apparato industriale che
rappresenta ancora oggi il 40% dell’intero Pil provinciale, un gettito fiscale
di oltre 9 miliardi e un bacino occupazionale di circa 10mila lavoratori.
Eppure tutto rimane paralizzato, il Governo nazionale colpevolmente tace,
quello Regionale getta la spugna, i rappresentanti politici precipitano nell’
afasia e i poteri istituzionali stentano ad alzare la voce. Rimane un’unica strada: la mobilitazione e
la pressione sociale e ci misureremo su questo. L’isolamento di Siracusa e
più in generale dell’intera Sicilia rispetto alle scelte del Governo nazionale
a forte trazione centro settentrionale acuiscono le diseguaglianze sociali e
rischiano di pregiudicare pesantemente il futuro della nostra terra e della
nostra gente. Il nostro sistema imprenditoriale, che pure spesso predica bene
ma razzola male, continua a lanciare allarmi sociali e produttivi sulla tenuta
dell’intero sistema industriale ma non ha ancora deciso con coraggio da che
parte andare. In terra di Sicilia troppe volte si annuncia di voler cambiare
tutto perché nulla cambi. La svolta ecologica, che pure oggi è fortemente messa
a rischio da uno scenario di guerra che rimescola le carte a seguito della
sopravventa emergenza dell’ approvvigionamento energetico,
è oggi obiettivamente indebolita dall’urgenza di far fronte in qualunque modo
al fabbisogno energetico del Paese che scopre solo adesso la dipendenza da
Paesi terzi oggi ostili. Eppure, la transizione energetica volta alla
decarbonizzazione, al risanamento ambientale, alle bonifiche e al riutilizzo
dei luoghi per nuovi insediamenti in grado di diversificare la mono cultura
industriale fino ad oggi circoscritta nell’ambito petrolchimico, potrebbe e,
continuiamo a pensare, dovrebbe fare la differenza. Certo, la drammatica
situazione che viviamo in queste settimane impone rallentamenti e scelte
d’emergenza ma la strada segnata rimane invariata. Occorre disaccoppiare le
emissioni di Co2 dalla crescita economica, produrre benefici ambientali e di sviluppo
sostenibile, è possibile e va fatto con
coraggio e determinazione. Abbiamo le conoscenze, le tecnologie, i mezzi e
persino le risorse per affrontare la sfida. Quello che manca sono le Politiche,
gli indirizzi industriali e la forza della rappresentanza politica,
imprenditoriale ed istituzionale del territorio. Sia la minaccia delle
conseguenze di un conflitto feroce ed inaudito che le opportunità sono oggi più
grandi che mai ma il cambiamento è il futuro. E’ la Storia che ci mette di fronte a scelte difficili
alle quali rispondere con autorità e decisionalità. E noi non staremo a
guardare….
Roberto Alosi (segretario generale Cgil Siracusa)