Delitti di Cassibile, a sparare fu un fucile Beretta semiautomatico
Non furono i tre fucili da caccia che Giuseppe Raeli, il pensionato di Cassibile, condannato due anni fa all’ergastolo dalla corte d’assise di Siracusa, deteneva regolarmente nel proprio domicilio, a sparare in occasione degli omicidi contestati al presunto mostro di Cassibile. A queste conclusioni sono arrivati i periti balistici, nominati dalla corte d’assise d’appello di Catania, davanti alla quale dallo scorso anno si sta celebrando il processo di secondo grado.
I consulenti hanno depositato parte della perizia balistica che sono stati chiamati ad eseguire per fugare ogni dubbio sul caso giudiziario. Gli esperti hanno individuato in un’arma, un fucile marca Beretta 310 semiautomatica, quella utilizzata in occasione dei cosiddetti delitti di Cassibile, contestati all’imputato. Un fucile che non figura tra quelli custoditi in casa e nel garage di Raeli e sequestrati dai carabinieri all’atto della perquisizione eseguita durante il corso delle indagini.
Nel corso dell’udienza di ieri, i giudici hanno deciso anche di estendere la perizia a una terza cartuccia calibro 12 marca Winchester di colore rosso, rinvenuta dagli investigatori in una discarica. Si tratta di una cartuccia che non fu oggetto di approfondimento e di valutazione nel processo di primo grado.
“Alla luce dell’esito della perizia balistica, nutriamo immutata fiducia e siamo del tutto sereni sull’esito positivo del processo a carico di Raeli – spiega l’avvocato Giambattista Rizza, che insieme con il professore Guido Ziccone e con l’avvocato Stefano Rametta, difende il pensionato cassibilese – Abbiamo avuto l’ulteriore prova che contro il nostro assistito non c’è nulla”. Di diverso avviso il pm Nicastro, che rimanda tutto al deposito della perizia completa che avverrà il 27 giugno per capire se vi sia la corrispondenza tra cartuccia sequestrata al Raeli e gli episodi di sangue a lui attribuiti. La prossima udienza del processo è stata fissata per l’11 luglio.