Democrazia e libertà: ma la pratica del voto è davvero libera e segreta?
L’opinione di Concetto Alota –
La pratica del voto in buona parte non è libera e segreta. Non è espressione di scelta democratica e conforme al dettato costituzionale. Tutto è condizionato dalla necessità.
Siamo ormai disabituati al decoro, alla coscienza civica, al rispetto per la propria terra anche da chi non cancella con tempestività i segni dell’incuria. Si cerca di correggere queste anomalie che come una condanna sociale contribuiscono a collocare il valore della vita, a zero. Solo false promesse e nulla più.
Ormai rassegnatiaccettiamo supinamente una cattiva gestione della cosa pubblica, nella difesa del decoro e della qualità della vita, indignati dall’inefficienza dei politici che si sono succeduti nel tempo.
Secondo la Costituzione il voto è personale, eguale, libero e segreto. Ma da sempre durante la consultazione del voto per il del rinnovo dei consigli comunali, nelle Regioni, alla Camera e al Senato, quasi tutti i candidati si attivano con i propri mezzi personali e di partito a sollecitare, suggerire, convincere gli elettori ad esprimere il voto in loro favore, anche se spesso si regola la partita in cambio di riconoscimenti vari, leciti e illeciti che conformano la decomposizione della società. Sistema radicato quasi a tappeto, ove insiste una personale conoscenza tra i candidati e gli elettori; ciò consente ai candidati che hanno personalmente avanzato richieste di voto, in cambio di promesse agli elettori, di essere eletti; fenomeno che condiziona il risultato del voto, cambiando la forma della democrazia libera, che diventa così di scambio e deriva da una promessa, da una intesa o persino da un impegno tra candidati ed elettori, che concordemente hanno stipulato un patto da rispettare a risultato ottenuto. E questo non avviene solamente per il voto chiesto al singolo elettore, ma anche e soprattutto con la mediazione dei grandi elettori che chiedono e ottengono quasi sempre tanti posti di lavoro e nomine di sottogoverno, anche fuori dagli schemi del partito o movimento di appartenenza.
E questo anche dopo l’entrata in vigore nel nostro ordinamento della disciplina sulla corruzione elettorale per il voto di scambio che ormai prolifera senza alcuna distinzione territoriale o politico-partitica; una scelta strategica di natura repressiva, che si è dimostrata poca efficace, visto che è rimasto un metodo ancora utilizzato dalla maggior parte dei candidati.
Ma combattere è già vincere.