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Demolizione viadotto Targia: polemica sul finanziamento

Dopo l’ultimo finanziamento deliberato dalla giunta regionale lo scorso sabato, il Genio Civile di Siracusa ha avviato la procedura negoziata per l’affidamento dei lavori di demolizione del viadotto Targia a Siracusa.
A renderlo noto l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, che già nel mese di giugno dello scorso anno aveva annunciato l’imminente inizio dei lavori. Per abbattere l’infrastruttura, situata lungo la direttrice Siracusa-Priolo e in abbandono da quasi un decennio, il governo Musumeci ha stanziato nel complesso 1,3 milioni di euro.
«Entro il mese di marzo – dichiara Falcone – avvieremo il cantiere che libererà l’area di Targia, affacciata su uno splendido tratto della costa aretusea, da un vero scempio architettonico. Abbiamo previsto la demolizione del viadotto pericolante e il recupero ambientale della zona, strategica anche la presenza di beni di valore archeologico. Nel progetto, d’intesa con la Soprintendenza e il Parco archeologico di Siracusa, abbiamo infatti inserito la salvaguardia dei ritrovamenti ponendo le basi per la futura potenziale fruibilità».
«Nel corso del sopralluogo al Targia – aggiunge l’assessore alle Infrastrutture – avevamo assunto tre impegni che oggi vengono mantenuti: la demolizione del viadotto, la riqualificazione della Marina di Ortigia – già in pieno svolgimento – e la messa in sicurezza del Porto rifugio di Santa Panagia, di cui la progettazione è quasi definita. La Regione, dopo lunghi anni di assenza, è finalmente protagonista del risanamento urbano e infrastrutturale di Siracusa» conclude.
Intanto, per l’esponente della Lega, Enzo Vinciullo, l’annuncio del finanziamento relativo alla rimozione del viadotto di Targia sarebbe una menzogna. “L’assessore Falcone – dice – mente quando afferma che il Governo Musumeci ha finanziato il Viadotto di Targia. L’opera di demolizione era stata finanziata per 5milioni 878mila euro, con il Patto per il Sud nella scorsa Legislatura con il voto contrario di Falcone, dopodiché il Governo regionale se li è portati a Catania per realizzare opere che non erano previste nel Patto per il Sud.

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