AmbienteCronacaPrimo Piano

Dichiarazione mendace dei redditi 2011: assolti i vertici dell’Isab “per non avere commesso il fatto”

La cronaca giudiziaria ogni tanto si scontra con il dramma dello stato in cui versa il territorio inquinato del petrolchimico siracusano con tutta la sua tragicità.

Per la Giustizia italiana non ci fu alcuna irregolarità nella dichiarazione dei redditi dell’Isab, relativa al 2011. Un fascicolo d’inchiesta che nasce quando la Procura di Siracusa, sulla scorta dell’indagine e dei riscontri documentali svolti dalla guardia di finanza, ha ritenuto che quella somma non potesse essere detraibile dalla dichiarazione dei redditi dell’azienda per cui è scattata l’inchiesta giudiziaria, sfociata nel rinvio a giudizio dei due rappresentanti dell’azienda e il processo appena giunto a conclusione. Il rappresentante della pubblica accusa aveva concluso la sua requisitoria chiedendo la condanna di John Nixon, direttore generale Isab, a 8 mesi di reclusione mentre aveva sollecitato un verdetto per Nazim Suleymanov dirigente generale, responsabile Mediterraneo della Lukoil, assolutorio, avendo constatato che le sue competenze non erano riferibili al contesto per cui si stava procedendo. La difesa ha insistito sulla correttezza dell’operato dei dirigenti Isab, tanto più che si trattava di un caso del tutto inedito in Italia.

Il giudice monocratico del tribunale aretuseo, Giuliana Catalano, a conclusione del processo, ha emesso sentenza di assoluzione nei confronti dei due alti dirigenti dello stabilimento di Priolo di proprietà della holding petrolifera, entrambi accusati del reato di dichiarazione infedele. Sentenza di assoluzione per non avere commesso il fatto nei confronti Nazim Suleymanov e John Nixon, perché il fatto non costituisce reato. E’ passata la linea difensiva, sostenuta dall’avvocato di fiducia dell’Isab, Massimo Milazzo; l’arringa poggiava sulla logica della liceità della condotta dei due dirigenti, invocando poi che non vi fossero in Italia precedenti sulla detrazione di spese derivanti da risarcimento del danno ambientale.

La vicenda riguarda il pagamento della somma di 24 milioni di euro, frutto di una transazione con il Ministero dell’Ambiente per i danni ambientali provocati nel passato al sito di Priolo. L’azienda aveva scaricato in detrazione questa somma sulla dichiarazione dei redditi relativa al 2011.

Per la cronaca, c’è da registrare che nel Petrochimico di Priolo l’Isab è stata la prima società a portare a termine il risanamento ambientale di propria pertinenza, mentre la ferita delle bonifiche rimane aperta e la partita è quasi persa per il popolo inquinato dei comuni del triangolo industriale siracusano; il fallimento porta l’emblema della politica siracusana. Basterebbe bonificare i siti inquinati per limitare i danni alla popolazione della zona industriale; ma si parla ormai da tanti anni del risanamento ambientale e dei veleni industriali giacenti nel Sin, Sito Interesse Nazionale, denominato “Priolo Gargallo”, per non formulare il cattivo pensiero che si tratta certamente di un connubio legato a doppio filo tra la politica e le lobby della chimica e della raffinazione. Il Sito d’Interesse Nazionale di Priolo Gargallo, istituito con la legge 426/98, individuato con il decreto del 10 gennaio del 2000, è formato da circa 5800 ettari sulla terra ferma e di circa 10,000 ettari a mare; esteso per tutto il tratto della costa sud orientale della Sicilia per circa 30 km da Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa, di sostanze velenose dei fondali marini e nella terra ferma. Le acque di falda sono inondate di cloruri e di benzene, gasolio e benzina finiti nel ciclo alimentare di uomini, animali e nell’agricoltura.

Insiste poi il dramma dell’amianto sparso in tutto il territorio ancora copioso; è stata compiuta una parziale messa in sicurezza per opera di alcune aziende, ma le bonifiche serie non sono mai cominciate.

Una piccola parte dei siti a terra è già bonificata, ma i progetti di bonifica presentati e approvati sono ancora una piccola parte. Sostanzialmente, la situazione è molto grave. Le parti di territorio fortemente contaminato sono tante. Ma nessuno spinge in tal senso, mentre il tempo scorre velocemente e il rischio che le industrie abbandonino i siti per la continua crisi della raffinazione in Europa lasciandoci in un mare di veleni è forte. Le dichiarazioni di nuovi investimenti e nuovi impianti eco compatibili diventano ogni giorni promesse di marinaio. I sindaci di Siracusa, Priolo, Melilli, Augusta e Melilli, sono responsabili per non aver saputo fare squadra e dichiarare guerra alle industrie del petrolchimico; a frenare gli animi dei primi cittadini e della politica tutta, il ricatto occupazionale e i posti di lavoro concessi a tappeto nel passato per far finta di niente. Un tozzo di pane amaro che oggi paghiamo tutti a caro prezzo.

Concetto Alota

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *