Docenti, ATA, Dirigenti scioperano insieme per il contratto
I sindacati confederali unitariamente, in tutti i territori della nazione, chiedono di rinnovare un contratto fermo da anni, una situazione che la stessa Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima e che si è fatta assolutamente intollerabile. Un contratto che riconosca in modo adeguato il valore del lavoro in un settore di importanza strategica per il Paese, riavvicinando le retribuzioni del personale della scuola a quelle di altri comparti della Pubblica Amministrazione e a quelle degli altri Paesi europei.
Contratto e contrattazione: è indispensabile riconquistare al confronto e al negoziato materie che toccano aspetti importanti del rapporto di lavoro e che non possono essere gestiti in modo unilaterale e verticistico. Quando si parla di assegnazione della sede di servizio, o di retribuzione per merito, servono regole certe e trasparenti e la sede legittima per definirle è la contrattazione.
L’odierna giornata con lo sciopero rilancia e difende un’idea di scuola in cui tutti i soggetti agiscono nel segno della partecipazione, della collegialità, dell’assunzione di responsabilità condivise.
È la scuola della nostra Costituzione, quella che ha fatto crescere le persone e il Paese e che non vogliamo vedere esposta a divisioni artificiose e inquinata da suggestioni e lobbies autoritarie inutili e pericolose.
Stabilità del lavoro: la realtà è molto diversa da quella propagandata dal Governo. L’area del lavoro precario non è affatto diminuita, per i docenti, col piano straordinario di assunzioni e col bando di un concorso.
Per gli ATA, poi, addirittura zero assunzioni pur essendoci 12.000 posti vacanti. Sono decine di migliaia i precari che non vedono realizzato il loro diritto alla stabilità del lavoro, e rischiano anzi di perderlo per effetto delle scelte compiute dal Governo.
La protesta di oggi riguarda direttamente tutte le professionalità presenti nella scuola: personale ATA, docenti, dirigenti che chiedono che il valore della scuola pubblica non sia declamato a parole, ma sostenuto concretamente da forti politiche di investimento.
Nella nostra provincia inoltre pur avendo il MIUR confermato l’organico di diritto della scuola dell’infanzia come quello dell’anno precedente, si perdono 17 posti per congetture additabili a pari responsabilità tra il disinteresse degli enti locali a fornire dignitosamente tale servizio e a discutibili scelte operate autonomamente in seno alle dirigenze scolastiche di questa provincia.
Per i dirigenti scolastici che non accettano in maniera silente i mancati adeguamenti delle retribuzioni alle loro responsabilità e compiti attribuiti.