DOMENICA RITORNA L’ORA LEGALE CON UN’ORA IN PIU’ DI LUCE
Lancette un’ora avanti nella notte della prossima domenica 30 marzo.

Alle 2 infatti entrerà in vigore l’ora legale. Da qualche tempo a questa parte, però, non dovremo effettuare alcuna concreta operatività in quanto i dispositivi elettronici che accompagnano le nostre giornate, anche per il controllo dell’ora come tablet e smartphone, si adeguano automaticamente.
Sarà piuttosto la sorpresa al risveglio a destare qualche fastidio visto che ci alzeremo dal letto in ritardo o con un’ora di sonno in meno, dipende dai casi.
Su un piatto della bilancia un po’ di stanchezza fisica, sull’altro la riduzione del consumo energetico, con un’ora di luce che teoricamente si guadagna la sera. Il sole tramonterà più tardi e le giornate saranno più lunghe.
Uno degli scopi principali dell’ora legale è infatti quello di ridurre il consumo di energia elettrica. Dal 2004 al 2023, secondo l’analisi di Terna, questo sistema ha permesso di risparmiare circa 11,3 miliardi di kWh e ha comportato, in termini economici, un risparmio per i cittadini di circa 2 miliardi di euro.
I benefici dell’ora legale riguardano anche l’ambiente: il minor consumo elettrico riduce le emissioni di anidride carbonica in atmosfera mentre l’aumento di ore di luce ha benefici sia psicologici, in quanto migliora l’umore, che organizzativi, permettendo di fare maggiori attività all’aria aperta.
A risentirne però è il corpo, soprattutto nell’immediato. Potremmo soffrire di insonnia, o avremo difficoltà a prendere sonno, accusare maggiore stanchezza, risultare più irritabili, o mostrare un po’ di calo dell’attenzione.
Per sei mesi le nostre giornate saranno regolate dall’ora legale. Poi, nella notte tra sabato 26 e domenica 27 ottobre 2025, l’ora solare tornerà in vigore.
Ed a questo proposito da tempo si è aperto un dibattito a livello europeo sul mantenimento del sistema ad orari alternati legale/solare. Nel 2018 una consultazione pubblica promossa dalla commissione europea ha ottenuto l’84% dei partecipanti, soprattutto nord-europei, come favorevoli all’abolizione. Nel 2019 la decisione è stata lasciata ai singoli stati ma tutto si è arenato nel 2021. L’Italia sembra invece favorevole a mantenere questo sistema.