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Don Palmiro Prisutto: “Perché mi si vuole rimuovere?”

Una lettera aperta ai fedeli di Augusta. L’ha scritta don Palmiro Prisutto, contrariato e amareggiato per la decisione della curia arcivescovile di rimuoverlo da parroco della Chiesa madre megarese. Una lettera nella quale si chiede che cosa possa esserci dietro questa decisione, giunta a neanche tre anni dal suo insediamento su indicazione del vescovo Pappalardo, dopo lo scandalo a sfondo sessuale sollevato dall’allora arciprete. “Forse il conflittuale rapporto con i governatori di alcune confraternite  oppure, forse, il fastidio derivato dal clamore della messa del 28 di ogni mese? O altro? Si chiede Prisutto, che incalza: “Se il mio trasferimento dovesse essere dovuto ad uno o ad entrambi questi fattori, la decisione del vescovo sarebbe perlomeno  discutibile nel primo caso perché indurrebbe a credere che il clero di Augusta sarebbe  ostaggio delle confraternite e, nell’altro caso (la gravissima questione ambientale della zona nord della diocesi di Siracusa) perché la posizione della chiesa siracusana non sarebbe assolutamente in sintonia con l’insegnamento attuale ed ufficiale della Chiesa. Occorre ricordare che la messa del 28 di ogni mese, quella in cui vengono letti i nomi delle persone decedute per cancro, è stata considerata come un elemento di indubbia validità positiva in molti ambienti: magistratura, società civile, ecclesiale (dentro e al di fuori della nostra  Diocesi) e perfino dalla stessa Conferenza episcopale italiana che ha valutato questa messa  come degna di essere menzionata come una delle attività meritorie dei sacerdoti italiani.

Le mancate dimissioni di don Prisutto nel mese di marzo e l’apparente riconciliazione con le confraternite sembravano aver riportato un po’ di serenità nell’ambito ecclesiale. In occasione della recente festa di San Domenico sono riesplose le tensioni tra le confraternite ed il parroco  mettendo in evidenza che tra queste e le altre realtà gravitanti nell’orbita della parrocchia non esiste lo spirito di comunione.

“Purtroppo, con grande rammarico – dice don Prisutto – in questa vicenda, l’arcivescovo di Siracusa non solo non ha voluto assumere una posizione “super partes”, ma ha dato anche l’impressione di aver voluto ascoltare solo le ragioni di alcuni governatori delle confraternite, credendo solo alle voci che da questi provenivano.  La chiesa Madre di Augusta e i due ultimi arcipreti, in questi tre anni, sono stati coinvolti in eventi mediatici nazionali: l’uno per uno scandalo di natura sessuale, l’altro per aver denunciato a livello nazionale una tragedia nascosta. Il vescovo ha festeggiato il primo ed intende, a breve, rimuovere il secondo. Una cosa è certa: nel caso di una mia rimozione da ruolo di parroco, non lascerò la parrocchia con l’umiliazione di chi si sente sconfitto, ma come quella di chi almeno ha tentato di svolgere un ruolo veramente “profetico” nella sua città, non solo martoriata dall’inquinamento, ma anche preda delle logiche di potere di alcune persone a capo di confraternite che pretendono di essere i depositari della fede dei cittadini di Augusta.

Ricevuta la lettera del vescovo che mi intimava entro cinque giorni a rassegnare le dimissioni, ho tentato di difendermi inviando al vescovo una delegazione di parrocchiani perché spiegassero al vescovo l’infondatezza di ogni accusa contro di me, ma, a quanto pare, il vescovo aveva già deciso e non ha voluto ascoltare le ragioni della delegazione parrocchiale.

Lo scontro si è riacceso in occasione della festa di San Domenico, allorquando (gravissima provocazione, secondo i governatori di alcune confraternite) l’arciprete ha ritenuto opportuno allargare il comitato dando a questo una fisionomia più parrocchiale. Immediatamente alcuni governatori sono insorti facendo capire che certi diritti erano intoccabili. Afesso circola una nuova voce, che a settembre ci sarà un nuovo arciprete ad Augusta.

 

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