Elezioni: quando l’affaire si nasconde dietro il voto
L‘opinione – a cura di Concetto Alota –
Il voto di scambio non è proprio chiaro in cosa consista; ma nello stereotipo collettivo e nel linguaggio della magistratura si usa questa formulazione, considerandolo un reato grave, quando si hanno sospetti che candidati, o sensali, i famosi “grandi elettori”, abbiano promesso soldi, posti di lavoro, assegnazione di appartamenti popolari, in cambio di voti.
Di elezioni contaminate dalla compravendita di voti abbiamo tanti ricordi riportati nel tempo dalla cronaca sui media, vedi l’attività della magistratura nei giorni scorsi proprio in Sicilia. Il mercimonio della democrazia per un compenso oscillante tra 30/40/50 euro, buoni benzina e buoni pasto riciclati, in cambio del voto. Il voto libero e democratico ha perduto il suo valore morale, senza curarsi della perdita della propria dignità poiché la politica è diventata equivalente al più disinvolto agire nell’interesse di pochi e non per il bene comune. Molti elettori, per bisogno e necessità, si sono adeguati a questo modo di fare politica senza opporre alcuna resistenza, magari otturandosi il naso. Voto di scambio, clientelare, comprato o venduto per poche decine di euro, lascia una spiacevole scia sulla libertà di pensiero e alla rinuncia dei propri diritti della libertà e della democrazia.
Ad ogni tornata elettorale, regolarmente, voci insistenti perseverano sul fenomeno della compravendita dei voti. Gli onesti pensano che siano solo voci, chiacchere di corridoio con la speranza di vivere in una società onesta e pulita. Campagne elettorali a suon di moneta sonante costata anche più di 100 euro. Una vera e propria scalata al potere.
Già nel passato, per rimanere nel territorio siracusano, a casa nostra, si sono verificati casi di elementi per denunciare il voto di scambio a pagamento in alcuni rapporti dei carabinieri alla Procura della Repubblica. Le voci li ascolti nei crocicchi dei bar, nei negozi, dalle persone che incontri che raccontano con vanto di aver votato in cambio di soldi o favori. Così da sempre durante ogni campagna elettorale. Difficile trovare le prove, tranne in caso di intercettazioni telefoniche o testimonianze con trattative via telefono, da verificare, riscontrare e quando sono attendibili ai fine di un’azione giudiziaria.
Si parla da sempre di “cambiamento”, ma è molto difficile realizzarlo; il più delle volte siamo governati dalla stessa politica e dalle stesse persone che cambiano solamente la casacca, in una sorta di cambiare tutto per non cambiare niente. “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Famosa frase storica pronunciata da Tancredi, nipote del principe Fabrizio Salina nel celebre romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
l cambi di casacca clamorosi si contano a iosa nel nostro Parlamento e a tutti i livelli della politica, così come le nuove formazione che uniscono varie forze che prima si odiavano. Tanti quelli che obbligano a ricontrollare ogni volta il gruppo di appartenenza del parlamentare di turno, per non sbagliare; o quelli in cui le maggioranze si fanno e si disfano, a seconda dei temi, degli umori e delle convenienze, non politiche, ma strettamente personale. O quelli che con un esercito di parlamentari passati da un gruppo all’altro, con effetti travolgenti attorno al quale ruotano tanti emigrati infedeli. Il tempo delle ideologie è finito. Non ci sono più né destra né sinistra. Ma per fortuna, nell’Italia onesta, ci sono ancora tanti uomini e donne, politici incorruttibili e volenterosi pronti a difendere la democrazia e la libertà.