Estorsione, annullata l’ordinanza per Monaco e il genero
Il tribunale del riesame di Catania ha accolto la richiesta della difesa e ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Angelo Monaco di 59 anni considerato dagli inquirenti uno degli esponenti di spicco del clan “Pinnintula” dei Trigilia, e del genero Paolo Mirmina Spa-talucente di 34 anni, entrambi accusati del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
I legali della difesa,avvocati Junio Celesti e Carmelo Scarso hanno insistito sull’estraneità ai fatti da partdei due assistiti. Hanno poggiato la loro difesa sul rapporto di lavoro che sussisteva tra la vittima e Angelo Monaco e sull’esigenza di quest’ultimo di riscuotere il saldo dei lavori di movimento terra eseguiti a Noto a favore della parte offesa. I due legali hanno anche eccepito sulla credibilità della vittima sostenendoche avrebbe ancora dovuto dare soldi a Monaco. Sull’incasso dellasomma di 50 milaeuro quale provento dell’attività estorsiva, i due legali sostengonoche non è possibile che si tratti di estorsione atteso che lavittima ha consegnato a Monaco e Mirmina Spatalucente cinque assegni da 10 mila euro ciascuno. Quella somma, sostengono i difensori,altro non è che il corrispettivo dei lavori eseguiti dalla dittadi Monaco per conto dell’imprenditore di Belpasso e pagati a suo tempo soltanto in parte. La vicenda inizia nel 2008 quando l’imprenditore si aggiudica un appalto a Noto e collabora con la ditta di Monaco e di suo genero, soci in affari. Il 59enne netino viene arrestato per associazione mafiosa e l’imprenditore belpassese deve revocare il subappalto alla ditta netina. Dalla revoca in poi, Paolo Mirmi-na Spatalucente pare abbia continuato a pretendere denaro, ben oltre gli importi dovuti dall’imprenditorecatanese. Lo scorso mese la scarcerazione di Angelo Monaco e le richieste sarebbero diventate più onerose e pressanti, con tanto di minacce di ritorsioni.