Faro e Castello Maniace: “Due pesi e due misure”
“Dal faro di Capo Murro di Porco alla piazza d’armi del castello Maniace cambia il parere della Sovrintendenza”. La constatazione è dell’avv. Salvo Salerno, che ha studiato le carte dell’una e dell’altra autorizzazione per trovare delle sostanziali differenze.
“Faro di Capo Murro di Porco è un bene immobile – dice Salerno – un fabbricato del Demanio dello Stato, pure vincolato ai sensi del Codice dei Beni Culturali. Lo Stato decide di “valorizzarlo” e in effetti era piuttosto malandato e abbandonato. Bene, l’Agenzia del Demanio, dopo una gara cui partecipano vari concorrenti, lo attribuisce in concessione a un giovane imprenditore, che ci fa un resort”. Sul progetto del privato, la Soprintendenza, nel 2017, dà parere favorevole, “ma con molte prescrizioni limitative, specie sull’uso dei materiali (solo pietra calcarea e niente cemento armato). Ma soprattutto vieta la costruzione di qualsivoglia gazebo su qualsivoglia pedana, persino in legno”.
La stessa cosa non accade per la concessione sul piazzale d’Armi di Castel Maniace. “Si tratta di un bene immobile, un mero terreno del Demanio dello Stato – fa notare Salerno – pure vincolato ai sensi del Codice dei Beni Culturali. Allora, lo Stato decide di “valorizzarlo” ma in effetti era tutt’altro che malandato e abbandonato”. Fa poi l’esempio che fosse abbandonato e degradato al punto che si rende necessario un recupero e una sua valorizzazione: “Bene, l’agenzia del Demanio, dopo una gara cui partecipano, lo attribuisce in concessione a un giovane imprenditore, che ci vuol fare un ristobar e quant’altro serve per la movida sotto i torrioni del Maniace. Sul progetto del privato che ha ad oggetto la costruzione di un manufatto di cemento e metallo, la Soprintendenza di Siracusa, nel 2017, dà parere favorevole, ma sull’uso dei materiali non sembra prescrivere alcunché. Ma soprattutto consente la costruzione della struttura metallara avveniristica su pedana in cemento armato. Se emergessero ai vostri occhi eventuali differenze, che io, nella mia ingenuità non riesco a vedere, fatelo sapere agli ispettori”.
In attesa di potere accedere agli atti prodotti da Comitato Ortigia, Sovrintendenza e Demanio marittimo, l’avv. Salvo Salerno, a capo del Comitato quartieri fuori dal Ciomune”, ha posto dei quesiti al dirigente responsabile del servizio concessioni dell’Agenzia del Demanio – Ufficio di Catania.
Il bando del Demanio che ha disposto “la concessione di valorizzazione” della Piazza d’Armi di Castel Maniace si fonda sull’art. 3 bis del decreto legge n. 351/2001 che tratta delle disposizioni urgenti in materia di privatizzazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico. “Dalla semplice lettura della disposizione – dice Salerno – appare che era preordinata alla “riqualificazione e riconversione” dei beni immobili dello Stato e altri Enti pubblici, “tramite interventi di recupero, restauro, ristrutturazione. Perché, applicando quel decreto, non ha conferito gratuitamente o a canone ricognitorio ad altri Enti Pubblici anche la Piazza d’Armi di Castel Maniace. E poi, ritiene che sia qualificabile come degradato o dismesso un sito sul quale la Regione siciliana ha recentemente liquidato 440mila euro di fondi POIN “Attrattori culturali, naturali e turismo” per lavori che hanno riguardato anche la Piazza d’Armi?