Garozzo, il Pd e la guerra politica ad oltranza
Tutti contro tutti e forse, alla fine dei conti, tutti a casa. Si citano parafrasi e si scomodano filosofi per rendere l’idea di come vanno le cose a palazzo Vermexio e in viale Teocrito, sede del partito democratico.
All’ultimatum del sindaco Garozzo, che scade domani, la risposta del segretario provinciale del Pd, Alessio Lo Giudice è chiara e categoria, rispendendo al mittente il diktat consigliandogli di andare avanti per il suo destino.
Al documento congiunto del segretario provinciale e di quello cittadino, hanno fatto seguito altri due documenti, uno dell’area Dem, l’altro dei vice segretari provinciali Giansiracusa e Scalorino, che sottolineano come la direzione provinciale ha espresso una posizione chiara e univoca: l’apertura rispetto all’idea di rinnovare la delegazione Pd della propria giunta ma “no” all’azzeramento e la condivisione di un programma di fine mandato.
I due vice segretari parlano anche di un’odiosa melina fatta dal segretario e degli altri esecutori materiali dell’accordo Foti-Raiti-Zappulla che hanno cambiato le carte in tavola, proposto veti incrociati e tergiversato con le scuse più varie.
Per una parte del Pd, insomma, ha fatto bene il sindaco ad esigere tempi brevi e rispetto delle proprie prerogative.
La tregua armata è destinata a non lasciare feriti sul campo e ogni giorno i carri armati avanzano verso il deserto di una città ormai allo sbaraglio e dove l’attività amministrativa è stata, di fatto, sospesa, come nell’immaginario di un colpo di Stato nel quale non si riesce a capire chi sia l’autore.
In tale contesto, l’opposizione definisce l’intera vicenda uno psicodramma della scena politica siracusana. “La soluzione del rimpastino prospettata da Garozzo appare di un’ingenuità simile a quella del bambino che vuole riempire il mare con il suo secchiello – dicono gli espoenti di Progetto Siracusa, Carmen Perricone e Salvo Sorbello -. La misura è colma. Siracusa merita un governo vero, non una politica del tappabuchi che mostra ogni giorno di più la sua precarietà e la sua pochezza.