Gennuso formalizza gli esposti alla Procura della Repubblica
“Sono stati due anni d’inferno – racconta l’ex parlamentare Pippo Gennuso – di ricorsi, carta bollata, avvocati, magistratura ordinaria ed amministrativa, per affermare che i miei sospetti erano più che fondati. Significa che qualcosa di anomalo avvenne al momento dello scrutinio, quando alla chiusura dei seggi ero già eletto, ma l’indomani, inspiegabilmente fuori dal parlamento siciliano per uno scarto di 93 preferenze. Sapevo di essere nel giusto, di avere subito un torto, ed ho lottato per un senso di giustizia, ma anche per quelle diecimila persone che alle Regionali dell’ottobre del 2012 avevano scritto il mio cognome sulla scheda elettorale. Oggi – prosegue il candidato alle prossime elezioni – a mente serena, dico soltanto che in tutta questa vicenda ci sono state delle gravissime omissioni da parte di un organo istituzionale della Repubblica Italiana”.
Dopo la prima ordinanza del Cga di Palermo notificata alla prefettura di Siracusa il 30 ottobre del 2013, l’odissea comincia il 6 dicembre del 2013, quando il funzionario delegato dal prefetto di Siracusa, Salvatore Fortuna, chiede, così come ordinato dal Cga, la verificazione delle schede sospette al tribunale di Siracusa. E l’inghippo sta tutto qui e nessuno mai è riuscito a darmi una spiegazione esaudiente. Perché la verificazione non venne eseguita nei termini stabiliti dal Cga (10 giorni)? Quale fu l’impedimento da parte del funzionario delegato della prefettura? E come ha giustificato il ritardo davanti agli organi inquirenti che hanno pure aperto un’inchiesta?
Poi la classica doccia fredda arriva il 18 dicembre del 2013, quando la prefettura scrive di essere impossibilitata a compiere la verificazione per la mancanza delle schede. Il presidente del tribunale di Siracusa in una nota inviata al prefetto spiega che la verificazione non si può effettuare perché i plichi elettorali richiesti dal Cga sono andati distrutti a causa di un allagamento degli scantinati dove era depositato il materiale elettorale”.
“Il tentativo dei miei avversari politici di mistificare la realtà – afferma Gennuso – è davvero goffo. Qualcuno infischiandosene di dichiarare il falso, ha scritto nell’istanza di revocazione, che sono state ritrovate le buste elettorali. Una colossale bugia smentita anche dal dottor Gullotta della polizia giudiziaria presso la Procura di Siracusa, perché per il Comune di Rosolini manca la busta contraddistinta dalla sigla 3/R della sezione n.2, ma vieppiù, infatti sia per il Comune di Rosolini, sia per il Comune di Pachino mancano tutte le buste contraddistinte dalla sigla 5/R. Se è stato trovato altro materiale elettorale non c’entra nulla con la sentenza emessa dal Cga che indice nuove elezioni in 9 seggi.”
E sul tentativo di confondere l’elettorato, Pippo Gennuso, accompagnato dall’avvocato Aldo Ganci, ha già depositato un esposto – querela negli uffici della Procura di Siracusa e si appresta a chiedere al procuratore capo, Paolo Giordano, il sequestro di tutto il materiale elettorale “ritrovato”,nonchè la nomina di un perito che accerti integrità e genuinità del detto materiale.
“Non voglio assolutamente avvelenare il clima politico che sta segnando questa campagna elettorale – prosegue Gennuso – ma chiedo solo che venga ristabilita la verità di ciò che è accaduto nel 2012. Se ci sono state delle omissioni o delle responsabilità di chicchessia, allora è giusto che salti fuori il responsabile e che ne paghi le conseguenze. Quello che è accaduto alle Regionali del 2012 in provincia di Siracusa, è un fatto gravissimo, che ha pochi precedenti in Italia e non è un segnale di un Paese civile e democratico”.
L’ex deputato Gennuso ricorda che c’è stata un’inchiesta della Procura di Siracusa, una sentenza definitiva del Cga che indice nuove elezioni in 9 seggi ed un decreto firmato dalla Presidenza della Regione che indice nuove elezioni per il prossimo 5 ottobre, ed ancora si fa clamore attorno a queste elezioni.