“Ghost ship”: scena muta di due militari indagati ad Augusta
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere due dei sei rappresentanti della Marina Militare di Augusta, coinvolti nell’inchiesta “Ghost ship”.
Sono comparsi dinanzi al Gip del tribunale di Siracusa, Stefania Scarlata, per l’interrogatorio di garanzia per rogatoria, Sebastiano Di Stefano originario di Pachino, primo Maresciallo della Marina Militare, capo reparto combustibili della direzione di commissariato Militare Marittimo di Augusta, difeso dall’avvocato Ettore Randazzo; e il maresciallo Salvatore Mazzone, originario di Scordia, che ha affidato la propria difesa all’avvocato Daniele Cimino del Foro di Caltagirone
I due indagati, ritenuti il punto di contatto dell’associazione nel porto di Augusta, hanno deciso di fare scena muta dinanzi al giudice, puntando tutto sul tribunale del riesame per l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare. L’operazione “Ghost ship” è stata portata a termine lunedì scorso dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma, quale propaggine dell’inchieata sulla mafia capitolina. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata disposta dal Giudice delle Indagini Preliminari ed è stata notificata a carico di sei fra ufficiali e sottufficiali della Marina Militare. L’attività, effettuata dal nucleo di Polizia Tributaria di Roma e coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha consentito di scoprire un’associazione criminale specializzata nelle frodi nelle pubbliche forniture, che aveva organizzato, solo cartolarmente però, la consegna di milioni di litri di prodotto petrolifero nel deposito della Marina Militare di Augusta. Lo stratagemma utilizzato, grazie anche alla complicità di appartenenti alla stessa Marina Militare, consisteva nell’attestare falsamente il rifornimento dei depositi per mezzo della nave cisterna denominata “Victory I”. Peccato che le indagini delle Fiamme Gialle hanno permesso di accertare come in realtà la stessa nave fosse naufragata nel settembre 2013 nell’Oceano Atlantico, tanto che alcuni componenti dell’equipaggio risultano ancora oggi formalmente dispersi. Grazie ai fittizi trasporti della fantomatica “Victory I”, mai attraccata nel porto di Augusta, è stata attestata falsamente la fornitura di oltre 11 milioni di litri di gasolio navale, del valore complessivo di oltre 7 milioni di euro, pari al danno subito per le casse dell’Erario. Il carburante veniva fornito documentalmente dalla ditta danese O.W. Supply A/S, riconducibile a Lars P. Bohn, destinatario di ordinanza di custodia cautelare, titolare di un appalto con l’amministrazione della Difesa, che si avvaleva della collaborazione di due società italiane quali brokers. Di Stefano, insieme con Mario Leto primo Capitano di Corvetta della Marina Militare, capo deposito della direzione di commissariato Militare Marittimo di Augusta fungevano da trait d’union con la pubblica amministrazione militare. Gli stessi predisponevano tutta la falsa documentazione necessaria alla realizzazione delle fittizie forniture.
L’organizzazione poteva contare sull’attiva collaborazione dei Marescialli Salvatore De Pasquale e Salvatore Mazzone che, a vario titolo, attestavano falsamente l’avvenuta consegna del carburante e la sua certificazione, nonché del tecnico chimico Francesco Ippedico, che attestava la qualità del prodotto mai consegnato.