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I Giornali, la crisi dell’informazione e quel connubio tra editori e politica che “regola” la libertà di stampa

La corruzione e il malaffare sono una minaccia per la libertà. Su questo fronte la stampa svolge un ruolo insostituibile di garanzia della libertà e della democrazia e nell’informazione italiana, ad onore del vero, è sempre stata presente; ma non mancano ancora oggi le forme silenziose per tentare di fermare le penne libere e le pressioni sono all’ordine del giorno. È la libertà di stampa che misura l’autentico livello d’indipendenza di un popolo.  Parlare e scrivere il più possibile è un buon modo di fare informazione, per imprimere forza alle denunce tutelando chi, con inchieste coraggiose, ha difeso innanzitutto la libertà dell’intero popolo; di contro si registra come buona parte della nostra informazione non sta andando in questa direzione; i connubi, le luci, e le ombre, si addensano copiose, specie alla presenza della crisi di lavoro. Le testate giornalistiche stampate chiudono e senza pietà la società moderna assiste inerme alla rivoluzione digitale; è il progresso globalizzante che annienta i diritti e crea vittime senza distinzione di casta e rango.

Il calo della vendita dei giornali, fa registrare che il settore della carta stampata è sempre più inghiottito dalle piattaforme digitali e dal progressivo disinteresse verso la politica e la società corrotta in generale. Sta cambiando il modo di informarsi. La libertà di stampa è l’unica risposta alla crescente crisi del giornalismo, dove si ritrova l’esigenza di un’informazione che denuncia, ad ogni livello, malaffare e corruzione, ma è difficile da realizzare; le testate davvero libere sono rimaste in pochi. Si registra la crescente attenzione degli editori verso il connubio a tutti i costi con gli amministratori della cosa pubblica. L’angolo degli affari è diventato il corroborato di un sistema che oltremodo registra la partecipazione occulta alle società editoriali di uomini dell’amministrazione attiva del governo a tutti i livelli della cosa pubblica. E se questa rivoluzione lascia spazio all’incomprensione dei fenomeni economici, sociali e politici, anche la pericolosa sub-cultura arriva sempre in ritardo nelle trasformazioni di massa.

Concetto Alota

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