I genitori di Ayse: “S’è inventata tutto”
Sono stati rimessi in libertà i genitori di Ayse, la diciannovenne di origini turche residente a Siracusa, che dice di avere subito maltrattamenti e addirittura la segregazione per il suo stile di vita occidentale. Il gip del tribunale, Andrea Migneco, non ha convalidato il fermo di Birol Durtuc, 40enne, e della moglie Yasemin Duruncan di 36 ritenendo insussistenti il pericolo di fuga, la reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove. Il giudice ha dato riscontro all’istanza dei legali difensori, avvocati Sofia Amoddio e Giovanna Cicero, mentre il pm Margherita Brianese, ha insistito perché venisse applicata a carico dei due indagati la misura cautelare in carcere.
La coppia di coniugi ha raccontato che da 27 anni vive a Siracusa, ed è perfettamente integrata. Ha rigettato ogni tipo di addebito mentre il genitore ha riferito di avere subito un processo nel 2012 per maltrattamenti su denuncia proprio di Ayse. Processo che si è concluso con l’archiviazione. Il racconto dei genitori fa emergere la volubilità di quella figlia che, ancora sedicenne, sarebbe scappata di casa per paura dell’arrabbiatura del padre al quale aveva detto di andare benissimo a scuola mentre aveva lasciato quattro materie all’istituto tecnico commerciale “Rizza” di Siracusa. La ragazza ha deciso di vivere in una comunità protetta fino alla maggiore età. Nell’ottobre scorso, compiuti 18 anni, Ayse non è tornata a casa, ha lasciato il corso degli studi al Geometra e preferendo lavorare in una gelateria.
La madre ha raccontato che cosa avvenne nel mese di aprile scorso. Ha detto che, avendo appreso che il figlio minore stesse poco bene, avrebbe invitato Ayse ad accompagnarla in Turchia. Il padre ha pagato i biglietti aerei e alle 5 del mattino del 20 aprile è andata a prenderla sotto casa per recarsi all’aeroporto. La ragazza avrebbe lavorato fino alle due di notte e praticamente non avrebbe dormito per le altre dodici ore, tanto dura il viaggio fino a destinazione. Giunta a casa dei nonni, avrebbe dormito tanto tempo e non certo, dice la madre, per averla drogata. Il giorno successivo al suo arrivo in Turchia, Ayse ha parlato al telefono con l’ex ragazzo siracusano ed è lui che avrebbe poi dato l’allarme credendo l’avessero costretta a rimanere lì. Scattano le indagini e le intercettazioni. In una di queste, il 5 agosto, il padre chiede alla figlia come fosse andato l’intervento all’occhio e la rassicura che, una volta tornata a Siracusa, l’avrebbe aiutata a prendere la patente di guida. In quel periodo di permanenza in Turchia, Ayse si reca a lavorare in una maglieria e, secondo quanto emerge da indagini difensive, litiga con due dipendenti. La difesa ha anche prodotto una serie di fotografie che ritraggono Ayse, durante la permanenza in Turchia, serena insieme alle cugine.