IAS, Vinciullo: “Gli impianti tornino alla Regione e il personale assunto dall’Irsap”
Sulla spinosa questione che riguarda la vicenda dell’Ias, nelle mille sfaccettature, di cui l’onorevole Enzo Vinciullo si è occupato più volte con interventi di pura denuncia pubblica, lo stesso interviene a gamba tesa in favore degli interessi della Regione Siciliana, dei lavoratori e dei cittadini tutti. Il suo rapporto politico-economico, nella vicenda ha sempre comparato l’interesse della Cosa Pubblica, in difesa dell’attacco dei privati in connubio con una parte della politica locale e siciliana, e dove a tratti riappare lo spettro di voler cedere ai privati, le industrie del Petrolchimico, per una mangiata di pasta l’Ias; operazione che poco tempo fa stava per essere conclusa, ma le implicazioni giudiziarie sull’inchiesta della Dda di Caltanissetta, nell’ambito del fascicolo dello scandalo dei petroli Eni di Viggiano a Potenza, fece fallire l’operazione. Ma ora sull’Ias, per le tematiche riflesse all’inquinamento nell’ambito della maxi inchiesta della Procura di Siracusa sui depuratori, le discariche, le patologie tumorali e quella già in istruttoria sull’aria, insiste dal mese di febbraio scorso un fascicolo d’indagine, definita dagli ambienti giudiziari “delicata”, sull’Ias e l’inquinamento riflesso e denunciato a raffica da privati e istituzioni.
“L’Assemblea dei soci di ieri dove una sparuta minoranza, che peraltro non ha ancora saldato i conti con la Regione, dal quando insiste un corposo e vecchio contenzioso aperto con l’ex ASI e uno attuale con l’Irsap, dimostra, ancora una volta, come sia necessaria una soluzione radicale del problema, in quanto si continua erroneamente a pensare che si possano utilizzare i beni della Regione Siciliana come se fossero beni privati”. Così attacca Enzo Vinciullo, Presidente della Commissione ‘Bilancio e Programmazione’ all’ARS.
“Così come dichiarato dal Direttore Generale – dice Vinciullo – non riconfermato, dell’Irsap, l’Ias non può più avere in gestione i beni della Regione, in quanto i beni della Regione, cioè quelli dei cittadini siciliani, per essere gestiti devono andare in appalto e l’Ias non è mai andata in appalto e in più è una società già scaduta. Spiace che, dopo un anno dall’entrata in vigore della legge regionale che ha posto a 3 il numero massimo dei componenti del Consiglio di Amministrazione delle società, a qualsiasi natura, partecipate dalla Regione, sia trascorso un anno per far diminuire i componenti del Consiglio di Amministrazione da 9 a 5, adottando, a quanto pare, i criteri della “Legge Madia” che in Sicilia non trova applicazione, in quanto la Regione Siciliana, sulla proprie partecipate, ha potere esclusivo e concorrente con lo Stato”.“Di conseguenza – continua Vinciullo – non avendo voluto l’Irsap aumentare la propria presenza all’interno della società andando oltre l’80% della quota azionaria, l’Ias non può ottenere la gestione dei beni che appartengono alla Regione Siciliana, cioè il depuratore consortile. L’unica soluzione legittimamente praticabile e l’unica soluzione corretta dal punto di vista amministrativo è quella che, a partire dall’01/01/2018, l’Irsap subentri all’Ias nella gestione del depuratore consortile, assuma il personale attualmente dipendente dall’Ias, in quanto la legge prevede il riassorbimento delle società partecipate a maggioranza da parte della Regione, e, finalmente, gli industriali paghino quello che è dovuto in fatto di depurazione delle acque, senza prezzi politici ma attenendosi a quelle che sono le tariffe pagate nel resto d’Italia e d’Europa”.
“Nessuno, meno che mai gli industriali – conclude Vinciullo – possono pensare di andare a casa altrui e dettare legge né tantomeno di utilizzare i beni dei siciliani a loro piacimento. È giunta l’ora che la Regione Siciliana si riappropri dei propri beni, perché il rischio concreto che in questa vicenda qualcuno si possa fare male è dietro l’angolo”.
C. A.