Il vescovo di Noto: “Più attenzione ai più vulnerabili”
“Per i diversamente abili più attenzione. Nella crisi prima i più vulnerabili”
Il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, interpella le istituzioni e le comunità perché si diano risposte pronte e adeguate. L’impegno della Chiesa netina, peraltro, ha già dato luogo nel tempo a tanti segni, non solo di attenzione, ma anche di protagonismo e di inclusione dei diversamente abili.
“Dobbiamo ritrovare lucidità, lungimiranza, cuore, e sempre partire dai più deboli – scrive il Presule – per custodire quel bene comune che ci qualifica come uomini e come cristiani. In questi giorni in cui ci prepariamo al Natale, in cui inutilmente si discute dell’orario della Messa di mezzanotte, siamo chiamati a ritrovare, nella povertà come apertura all’altro, la spinta e la capacità di rinnovare il grande miracolo dell’amore, che ha come primo gradino la giustizia e diventa efficace se l’impegno è corale”. Questo il messaggio del vescovo.
Il vescovo e la Chiesa di Noto ci sentiamo fortemente interpellati dal grido di dolore che, anche pubblicamente, arriva da genitori di diversamente abili gravi e da associazioni. Il tema di quest’anno della giornata della disabilità, che si celebra in tutto il mondo il 3 dicembre, – “Ricostruire meglio: verso un mondo post COVID-19 inclusivo della disabilità, accessibile e sostenibile” – diventa particolarmente attuale. Faccio mio allora, di vero cuore, l’appello perché la crisi non diventi motivo per dimenticare i più vulnerabili, e continuerò a interpellare le istituzioni e le comunità perché si diano risposte pronte e adeguate. L’impegno della nostra Chiesa, peraltro, ha già dato luogo nel tempo a tanti segni, non solo di attenzione, ma anche di protagonismo dei diversamente abili: dai Superabili di Avola ad Agape di Pachino (con la significativa esperienza anche del “Dopo di noi”, avviata in occasione del mio decimo anniversario di ordinazione), dai Piccoli fratelli di Modica a Casa Tobia di Noto. Ogni volta, insieme al segno, si è attivato un passo in avanti: si è riusciti a superare barriere culturali e architettoniche; si è data dignità, nel riconoscimento che tutti siamo diversi e al tempo stesso uguali; si sono coltivati anche sogni e speranze. E nelle nostre comunità parrocchiali in genere i diversamente abili sono a casa loro e voluti bene. Certo i bisogni sono molto più delle risorse e, soprattutto, alcune situazioni restano molto difficili, insostenibili, aggravate dal fatto che la pandemia spinge a concentrare l’attenzione e le risorse sui pericoli e le sofferenze che essa genera. Dobbiamo, però, ritrovare lucidità, lungimiranza, cuore, e sempre partire dai più deboli, per custodire quel bene comune che ci qualifica come uomini e come cristiani. In questi giorni in cui ci prepariamo al Natale, in cui inutilmente si discute dell’orario della messa di mezzanotte, siamo chiamati a ritrovare, nella povertà come apertura all’altro, la spinta e la capacità di rinnovare il grande miracolo dell’amore, che ha come primo gradino la giustizia e diventa efficace se l’impegno è corale.