Attualità

Il web, Tik Tok e la “mala gestio”

Il tema della comunicazione digitale, del corretto utilizzo degli strumenti virtuali e della pluralità di messaggi che possono essere facilmente/rapidamente veicolati mediante l’ausilio dei più noti social media è ormai da tempo oggetto di analisi, di studio e di approfondimento non soltanto per gli addetti ai lavori quanto per il mondo accademico, per l’ambiente scolastico e per i cultori del diritto.

La recente vicenda delle cosiddette “challenge” che imperversano sul social network cinese Tik Tok (estremamente popolare tra le nuove generazioni adolescenziali) è soltanto, purtroppo, l’ultimo episodio di un’infinita sfilza virtuale che ravvede “mala gestio”, dichiarazioni e comportamenti deprecabili, condotte che prefigurano il sorgere di fattispecie di reato penalmente rilevanti.

Cyberbullismo, revenge porn, minacce, stalking, istigazioni al suicidio, atti discriminatori, azioni pericolose e/o potenzialmente tali, inneggiamento all’uso della violenza, feroce propaganda politico-demagogica dedita all’intolleranza (l’esempio di Donald J. Trump è assolutamente calzante) e molto altro ancora: la rapidità con cui la tecnologia è in grado di plasmare il quotidiano supera la nostra stessa capacità di metabolizzare, di assimilare e di comprendere con adeguatezza i nuovi fenomeni.

Il libero accesso ai “diritti digitali”, il loro godimento e la loro graduale diffusione tra la popolazione mondiale – prerogative imprescindibili del nuovo millennio – non possono esimerci da quell’inderogabile obbligo che richiede uno sforzo collettivo: promuovere, incentivare e presidiare la cd. “educazione civica digitale”. Disponibile e aperta a tutti, dai più grandi ai più piccini. Perché il problema non è la rete, quanto l’utilizzo che ne viene fatto.

La giustizia farà il suo corso, come sempre, nelle aule dei Tribunali (e in nessun altro luogo); la presunzione d’innocenza rimane incontrovertibilmente, peraltro, uno dei pilastri fondativi su cui poggia quel diritto che vuol definirsi moderno.

Ciò detto, sviluppare gli anticorpi della consapevolezza è anzitutto un’irrinunciabile missione che pone ogni singolo individuo al cospetto delle sue responsabilità. Ed è per questo che occorre condannare senza se e senza ma alcune tipologie di eventi ben definite, scongiurando qualsiasi tipo di strumentalizzazione che possa incautamente ricercare profitto dalle divergenze tra opinioni in quel multiforme ginepraio che il contesto virtuale solitamente rappresenta.

Emanuele Grillo

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