Imprenditore denuncia: “Pagavo tangenti per lavorare al Comune di Siracusa”
“Se prendiamo in esame gli appalti e le gare promosse dal Comune non bisogna essere particolarmente arguti per notare che sono quasi tutti in qualche modo interessati da impugnative, ricorsi e, peggio, da indagini della magistratura. Mi riferisco in particolare ai rifiuti, al servizio idrico, agli asili nido e potrei continuare”. Lo sostiene il parlamentare del Pd, Pippo Zappulla, che insieme con la consigliera comunale Simona Princiotta e un imprenditore, che lo scorso anno ha denunciato di avere pagato tangenti per quindici anni.
Si tratta del presidente della cooperativa Stes, Francesco Abbruzzo, il quale ha denunciato di essere stato leso il suo diritto a partecipare alla gara, diritto e facoltà che di fatto gli è stato – a lei ed altri – negato. Il presidente della cooperativa ha presentato alla Procura un esposto nel mese di agosto 2015 e sia Zappulla che il consigliere Princiotta hanno spinto perché il fascicolo aperto trovi presto completamento e chiusura.
Per l’imprenditore e per i due politici sarebbero stati fatti “alcuni errori gravi nella procedure per l’aggiudicazione dell’appalto (servizi di manutenzione impianti elettrici e telefonici, segnaletica orizzontale, verticale e luminosa, reperibilità per pronto intervento stradale, riqualificazione sedi stradali, manutenzione e pulizia di caditoie chiusine) non solo hanno impedito la partecipazione della Stes, ma inibito la possibilità per altre imprese o cooperative di parteciparvi. Se, infatti, si pone come condizione per poter partecipare alla gara determinati requisiti, le imprese che ritengono di non averle decidono, loro malgrado, di autoescludersi non partecipando”.
Il disciplinare di gara prevedeva l’aggiudicazione al concorrente che non solo presentava l’offerta economicamente più vantaggiosa, ma addirittura recita che non si sarebbe proceduto neanche all’apertura delle buste se l’impresa non avesse totalizzato la valutazione tecnica di almeno 40 punti. E’ del tutto evidente che la Stes, come altre potenziali concorrenti, hanno ritenuto – non potendo totalizzare tale punteggio – di non presentare la propria proposta. Se alla fine, però, si scopre che invece quelle condizioni sono state disattese e l’impresa aggiudicatrice – unica concorrente – non raggiunge quel punteggio si è prodotto un grave danno a tutti, al diritto della Stes e delle altre imprese che potevano partecipare. E’ questa, da sola, condizione (ma ne insistono altre) che consente, a nostro avviso, di considerare irregolare la gara e l’aggiudicazione della stessa. Annullare, quindi, l’appalto in autotutela ci appare la soluzione tecnica, giuridica ed etica possibile per tutelare tutti a partire proprio dal Comune e dai cittadini su cui eventualmente alla fine si scaricano errori e irregolarità.
Non è, infine, ozioso sottolineare che da questa operazione più della metà del personale che per lunghi anni è stato impegnato in questi servizi (14 lavoratori) sono rimasti fuori e allo stato disoccupati. E non sarebbe male capire il perché e conoscere i metodi selettivi utilizzati per scegliere il personale.
“Con questa gara si sono raggiunti almeno tre obiettivi negativi – dice Zappulla – il primo di avere negato di fatto il diritto della Stes (che per la cronaca svolgeva questi servizi per il Comune dal 1999) e delle altre imprese a partecipare alla gara; il secondo di avere ridotto il lavoro da 26 unità a soli 12 che la nuova impresa ha ritenuto di assorbire. Decisione questa in qualche modo giustificata da una graduale ma forte riduzione del budget. Si è passati, infatti, da 1 milione e 50 mila del 2011 a 845 del 2015 ad una gara affidata con poco più di 500 mila euro. Il terzo obiettivo, si fa per dire, è quello di avere radicalmente abbassato la quantità del lavoro. Sono state ridotte le squadre di più del 50%, è scomparso il gruppo di reperibilità h24 per tutte le manutenzioni d’urgenza, scaricando sulla collettività e la qualità dei servizi scelte economiche e politiche quantomeno discutibili”.