Inchiesta della Procura. Legambiente: sostanze non normate inquinamento da traffico marittimo
I circoli di Augusta, Siracusa e Priolo di Legambiente, intervengono su una questione vitale dimenticata. Per anni cittadini e associazioni ambientaliste hanno denunciato i malesseri causati dalle emissioni nauseabonde del polo industriale. L’iniziativa della Procura della Repubblica di Siracusa, che con l’inchiesta “No Fly” nei giorni scorsi ha ottenuto il sequestro preventivo degli impianti Versalis e Sasol ed i depuratori IAS e TAF e sottoposto ad indagini 19 persone, consentirà anche di comprendere la fondatezza di queste denunce.
Da quanto emerso finora e in particolare dal lavoro dei periti della Procura emergono alcuni problemi nella conduzione delle attività industriali finora mai seriamente presi in considerazione ed in particolare sia la omessa adozione delle migliori tecnologie sia la mancata messa in opera di soluzioni impiantistiche e strutturali – quali la copertura delle vasche acque oleose -, con ciò causando l’emissione di alte concentrazioni di sostanze tossiche, maleodoranti e cancerogene come l’H2S (idrogeno solforato), gli NMHC (idrocarburi non metanici) ed il benzene con picchi di 90 ug/m3 (microgrammi/metrocubo) per i primi, di quasi 4000 ug/m3 per i secondi e di 500 ug/m3 per il cancerogeno benzene.
Appare inoltre chiaro il mancato rispetto delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni integrate ambientali (AIA) e dunque una gestione degli impianti non conforme alle prescrizioni stesse. Al di là dei profili di rilevanza penale sarebbero gravissime le responsabilità del Ministero dell’Ambiente se, come si ipotizza, alcune AIA non riportavano le prescrizioni delle BAT pur dovute per legge e non erano aggiornate alle Direttive Europee in materia. Altrettanto gravi quelle della Regione Siciliana che per troppi anni ha cincischiato con il Piano di Tutela della Qualità dell’Aria non mettendo a disposizione uno strumento fondamentale di tutela.
Si è così determinata una massa di emissioni convogliate, fuggitive e diffuse che sin dall’insediamento del polo industriale rende l’aria di questa zona più scadente rispetto a quelle distanti e, soprattutto, ha effetti dannosi sulla salute umana.
Legambiente da oltre un decennio segnala il pesante contributo di emissioni inquinanti che proviene dalle navi che sostano ed operano nei porti di Augusta e Siracusa. Proprio qualche giorno fa Legambiente Sicilia ha ufficialmente raccomandato alle Autorità Portuali e alle Capitanerie di porto dell’isola di vigilare e applicare rigorosamente la normativa riguardante il cambio del combustibile in porto e di attivarsi per l’elettrificazione delle banchine[1]. I periti della procura hanno ora esaminato questo aspetto e trovato una precisa corrispondenza tra l’accosto della nave e le alte concentrazioni di inquinanti verificatesi.
Un elemento dell’inchiesta della procura che vogliamo qui sottolineare è che opportunamente i magistrati evidenziano la carente normativa sui livelli di concentrazione delle sostanze come H2S, idrocarburi non metanici e benzene. Quella di ottenere una legge adeguata che regolamenti gli inquinanti attualmente non normati ed assicuri livelli di tutela idonei a salvaguardare la salute e l’ambiente è una storica rivendicazione di Legambiente a cui Governo e Parlamento devono dare una risposta immediata. L’avevamo recentemente ricordato nel nostro documento del dicembre 2018 nel quale segnalavamo la fermata delle centraline ARPA e chiedevamo alle istituzioni locali e nazionali di fare la loro parte:
- Attuando con la massima celerità quel Piano di Tutela della qualità dell’aria atteso da fin troppo tempo,
- Implementando la legislazione laddove carente sulle sostanze non normate come da oltre un decennio richiesto da Legambiente e, più di recente, anche da Arpa Sicilia,
- Favorendo e/o imponendo quegli aggiornamenti del processo di produzione industriale che elimini l’emissione in ambiente di pericolosi inquinanti come il benzene (C6H6 è una sostanza altamente cancerogena per la quale l’OMS non ha stabilito alcuna soglia minima al di sotto della quale non esiste pericolo per la salute umana),
- Curando la funzionalità e l’adeguatezza delle reti di rilevamento dell’inquinamento atmosferico,
- Mantenendo sempre aperto il canale di informazione e di comunicazione con i cittadini.
Lo ribadiamo ancora una volta qui e aggiungiamo:
- Riesaminare tutte le AIA delle aziende del polo e verificarne la corrispondenza con norme e Direttive
- Affrontare con la dovuta priorità la questione riguardante l’osservanza da parte delle navi del cambio combustibile durante la sosta in porto e la elettrificazione delle banchine
- Adeguare il numero del personale, che oggi appare largamente insufficiente, degli Enti responsabili dei controlli