Inchiesta Ias, sei mesi di tempo ai consulenti del Gip per eseguire le verifiche al depuratore
È stata un’udienza fiume, durata oltre tre ore, quella relativa all’incidente probatorio, disposto dal Gip del tribunale, Salvatore Palmeri, sul caso del sequestro del depuratore biologico consortile di Priolo, gestito dall’Ias. Dopo avere discusso sulle eccezioni, sollevate dai legali della difesa degli imputati, sulla richiesta di costituzione di parte civile del comune di Melilli e delle associazioni ambientaliste Lipu (che gestisce la riserva naturale Saline di Priolo), Natura Sicula e Legambiente, il giudice ha dato incarico a un collegio di consulenti di rispondere a una serie di quesiti tecnici sul depuratore.
L’incarico, come già anticipato, è stato affidato al professor Giuseppe Mancini, docente associato di impianti chimici all’Università di Catania, e agli ingegneri Emilio Napoli e Alfredo Pini. Ai tre periti è stato dato un termine di sei mesi per depositare la consulenza ma gli stessi destinatari dell’incarico hanno annunciato di volere chiedere una proroga congrua dei termini a causa della complessità della vicenda da trattare e della specificità dei quesiti cui dovranno dare risposta al giudice, ai pubblici ministeri e al collegio difensivo. Quest’ultimo è composto da illustri penalisti in materia ambientale: gli avvocati Giovanni Legeard, Fabio De Matteis, Attilio Floresta, Sergio Spagnolo, Giuseppe Scozzari, Mario Gebbia, Giuseppe Di Forti, Eugenio Passalacqua, Luciano Termini, Roberto Magnano, Giovanni Grasso, Bruno Leone, Francesco Favi, Paola Vaccarella, Antonella Capria, Fulvio Simoni, Massimo Milazzo, Marina Zalin, Valentina Corino, Clauda Ginesi, Luca Mirone.
Tutti i legali della difesa hanno chiesto di integrare e modificare alcuni dei quesiti da porre ai consulenti e il giudice per le indagini preliminari, dopo la camera di consiglio, ha sciolto la riserva accogliendo le istanze. Tra le modifiche apportate ai quesiti, si aggiunge l’applicazione di modelli matematici non generici per stabilire il quadro dell’inquinamento provocato dal depuratore consortile di Priolo. Un modello che tenga in debita considerazione la conformazione orografica del territorio in cui opera l’impianto dell’Ias e i venti dominanti.
I periti dovranno accertare se l’impianto biologico consortile abbia la possibilità strutturale e funzionale di depurare i reflui e se questi siano stati trattati in conformità alla normativa vigente e alle Bat applicabili; stabilire la quantità di sostanze inquinanti immesse dal depuratore nell’aria e nell’acqua; se le quantità dio sostanze immesse tramite le emissioni in atmosfera siano tali da generare compromissione o deterioramento significativo dell’aria e del mare; quali condotte avrebbero potuto adottare i responsabili dell’Ias e i grandi utenti industriali per limitare l’emissione di inquinanti; e quali condotte possano essere poste per ridurre al minimo sostenibile, anche proseguendo le attività produttive, l’impatto inquinante derivante dai reflui immessi nel depuratore.